venerdì 25 febbraio 2022
Per l'ex premier e presidente della Commissione europea l'Ue deve svegliarsi e dare il via subito alla difesa comune. «Onu non ha poteri, Usa, Ue e Russia riprendano un dialogo discreto»
Prodi: Così la ripresa si ferma, è un danno per tutti

Ansa

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Professor Romano Prodi, in che mondo siamo catapultati da poche ore?
C’è un’esplosione vicino a noi. C’è una prova di forza, un drammatico braccio di ferro, vicino casa nostra.... Un brutto problema. C’è un mondo instabile e tutto si muove nell’incertezza.
Quali conseguenze immagina?
Ci sarà un blocco della ripresa. E capiremo da quello che succederà se sarà temporaneo o duraturo. Insomma ci saranno conseguenze economiche pesanti. Che toccheranno in maniera diretta anche l’Italia. Penso all’aumento dei tassi, alla crisi delle Borse. Ma soprattutto all’aumento delle materie prime e dei costi dell’energia.
Costi che hanno già sfondato i livelli di guardia.
È così. Il costo dell’energia in Italia è già cinque volte superiore a quello degli Stati Uniti. Pensi a come soffriranno le famiglie e pensi al costo che pagheranno le imprese: come potranno reggere la concorrenza in un contesto come quello che si va delineando?
Che cosa succederà in Ucraina?
Oggi la Russia sta distruggendo gli obiettivi militari. Il passo successivo potrebbe essere un’invasione sul terreno. Ma Putin faccia attenzione: l’Ucraina è grande due volte l’Italia, non si occupa in maniera indolore.
Lei conosce bene Putin: che valutazioni starà facendo?
Un uomo razionale non fa quello che ha fatto Putin senza aver fatto bene i suoi conti. E fare bene i conti vuol dire non temere né una reazione militare né il gioco delle sanzioni.
Ci saranno? E funzioneranno?
Non so proprio cosa succederà, so solo che con qualsiasi sanzione si corre il rischio di fermare il commercio mondiale e questo è un problema per tutti. Non voglio ragionare su cose che ancora non ci sono, dico solo che se l’Occidente prova a isolare la Russia, c’è la Cina che potrebbe decidere di correre in soccorso.
C’è spazio per la diplomazia?
Oggi meno di ieri. Quando parlano le armi, la voce della diplomazia è meno forte. Poi noi vogliamo la pace e vogliamo credere, quasi con ostinazione, alla riapertura del dialogo.
Con ostinazione?
Oggi i ponti sono alzati, i canali di comunicazione chiusi. Vede, la diplomazia non è una scienza occulta, diplomazia vuol dire solo parlarsi. Ma oggi non si parlano, oggi il dialogo non c’è.
Chi può muoversi?
Vorrei dire le Nazioni Unite, ma non hanno alcun potere di farlo. E allora riprendano i contatti tra i tre grandi protagonisti: la Russia, gli Stati Uniti e l’Europa. Contatti prima discreti, poi più netti, più decisi.
Cosa direbbe oggi a Putin?
Gli direi di smetterla. Di aprirsi al dialogo.
E all’Europa?
Gli direi di svegliarsi. Di capire che nessun Paese europeo può giocare un ruolo da solo. Se avessimo avuto un esercito europeo credo che non saremmo nella situazione in cui siamo. Ora però la Ue può cambiare passo e Italia, Francia, Spagna e Germania possono cominciare a dare l’esempio.
A che cosa pensa?
È il momento di ragionare sul serio su una politica estera e di difesa comune. Certo non ci sarà mai un sì di tutti i Paesi Ue. Non c’è stato nemmeno sull’euro. Ma un fronte dei quattro grandi potrebbe trascinare gli altri.
E la Cina?
Sto aspettando di capire le mosse. Certo la Cina da una parte vede nel conflitto un’opportunità: l’idea che la testa del grande nemico americano non sia più tutta sul fronte Pacifico, ma che oggi ci sia un secondo fronte. Dall’altra, la Cina ragiona sul lungo termine e ha bisogno di tempo per crescere.
E dunque?
Dunque qualsiasi cosa destinata a modificare gli scenari e a mettere in discussione l’export cinese non viene visto bene da Pechino. Presto capiremo quale sentimento prevarrà sull’altro: la soddisfazione per il nuovo quadro "politico" o le preoccupazioni economiche destinate a rendere più complicato il cammino di crescita.

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