giovedì 29 febbraio 2024
«Tutti auspichiamo che le manifestazioni si svolgano pacificamente e senza incidenti e quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è comunque una sconfitta», afferma il ministro
Il  ministro Piantedosi alla Camera

Il ministro Piantedosi alla Camera - Ansa

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«La visione delle immagini degli scontri di Pisa, circolate sui media, ha turbato anche me...». Non si nasconde dietro la consueta flemma, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. E nella sua informativa alle Camere sulle tensioni di ordine pubblico, non nega la necessità di accertare quanto avvenuto la scorsa settimana in Toscana: «Siamo aperti a ogni analisi e autocritica», considera il titolare del Viminale, poiché «quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è comunque una sconfitta». Sulla dinamica di quanto accaduto a Pisa e a Firenze, assicura, oltre alle inchieste della magistratura «sono in corso verifiche del Dipartimento di Ps, che verranno svolte con rigore e trasparenza». E nel caso del corteo pisano, precisa come «la manifestazione sia avvenuto in totale violazione di legge, non era stato presentato alcun preavviso alla questura».

No a processi sommari alla Ps. Piantedosi espone la sua relazione prima alla Camera e poi al Senato, in un clima surriscaldato da schermaglie verbali, brusii dai banchi delle opposizioni e ripetuti applausi da quelli della maggioranza (14 solo alla Camera), a rimarcare i passaggi chiave del suo intervento. Come quando sottolinea «il diritto degli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari. Sono lavoratori che meritano il massimo rispetto». Il titolare dell’Interno si muove nel solco tracciato dalla premier Giorgia Meloni, che mercoledì ha detto di considerare «un gioco pericoloso» quello di far mancare il sostegno alle forze dell’ordine. Conferma la disponibilità del governo e della presidente del Consiglio «a convocare di nuovo il tavolo con le organizzazioni sindacali per avviare rinnovo contrattuale» delle forze dell’ordine. E ringrazia apertis verbis il capo dello Stato Sergio Mattarella per aver ribadito nei giorni scorsi, «sia a me che al capo della polizia, la piena fiducia e vicinanza nei confronti della Polizia di Stato».

Nessuna repressione del dissenso. Piantedosi respinge con fermezza «ogni suggestione che vi sia un disegno del governo per reprimere il dissenso politico e che questo disegno sia eseguito dalle forze di polizia nel corso dei servizi di ordine pubblico». Non c’è alcuna direttiva ministeriale in tal senso, né «indicazioni volte a cambiare le regole operative». Il titolare del Viminale difende «l’equilibrio e la professionalità» di uomini e donne in divisa, mette in guardia dalla «crescente aggressività» nei loro confronti e osserva come, in anni passati, «con governi di orientamento politico diverso dall’attuale» siano avvenuti fatti analoghi con «incidenti talvolta ancor più gravi». Per dimostrarlo, snocciola i dati: nel 2023, 11.219 manifestazioni con 969.770 operatori di polizia impegnati; da gennaio, altre 2.538, con 150.388 operatori impegnati, e solo nell’1,5% dei casi si sono registrate criticità», con 120 feriti tra gli operatori e 64 tra i manifestanti.

Fermento antagonista. Fronte rovente è quello delle proteste connesse alla crisi in Medio Oriente, con «1.076 iniziative dal 7 ottobre» e 33 episodi critici. E il ministro segnala il «crescente fermento tra le componenti studentesche degli antagonisti», in «un clima di aggressività verso le forze dell’ordine» al fine «di aumentare il livello di contrapposizione fra la piazza e le Istituzioni».
Le critiche delle opposizioni.

Alle forze di opposizione che lo incalzano dai banchi il ministro replica invitando a chiedere «scusa per gli errori fatti» e ironizzando sulle «ricostruzioni fantasiose circa asseriti inasprimenti» di controlli e «identificazioni». In giornata, anche i due vicepremier ribadiscono la linea dell’esecutivo: per Matteo Salvini, mettere in discussione centinaia di migliaia di agenti «è pericoloso per la tenuta della Repubblica»; Antonio Tajani riecheggia i versi pasoliniani sugli scontri del 1968 a Valle Giulia , descrivendo i poliziotti come «figli del popolo» attaccati da «figli di papà radical chic, violenti». Ma le opposizioni non ci stanno: da più parti, si richiede l’introduzione di codici identificativi per le uniformi degli agenti. E per la segretaria dem Elly Schlein, «è inaccettabile che manchi da Piantedosi e dalla presidente Meloni una parola di solidarietà per gli studenti feriti, anche minori». Mentre il leader di M5s Giuseppe Conte sottolinea come in ogni Stato di diritto «ci sono principi costituzionali da rispettare, come la libertà di manifestazione e di pensiero». Insomma, il clima politico resta acceso, in Parlamento e nelle piazze, dove nei prossimi giorni sono attese altre manifestazioni. La prima, annunciata dagli studenti, sabato a Pisa.

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