lunedì 28 gennaio 2019
Don Alessandro Fortunati: Giovanni non era nessuno ed è morto come tale. "Vorrei che tutti fossimo più attenti al nostro prossimo". Intitolata a lui la nuova sede della Caritas
Archivio Ansa

Archivio Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

È morto forse il giorno di Natale, ma nessuno lo ha cercato, nessuno si è accorto della sua assenza. Così il suo corpo è stato trovato solo sabato scorso. E il parroco ora pubblica sui social una lettera struggente, in cui chiede perdono a nome di tutta la comunità, "a nome di tutti quelli che non lo hanno mai salutato" e contro l'indifferenza.

Accade ad Acquasparta, paesino di 5mila anima in provincia di Terni, nel club dei borghi più belli d'Italia. La lettera del parroco, don Alessandro Fortunati, non lascia indifferenti. "Giovanni Irrera. Chi era? Giovanni Irrera non era nessuno", è l'incipit che sembra già un romanzo. Giovanni si era trasferito dalla Sicilia, sperava di trovare un lavoretto, ma sopravviveva malamente con una pensione di 300 euro. Abitava davanti alla chiesa dei Santi Stefano e Cecilia, a pochi passi dal municipio. Ogni tanto andava alla Caritas a chiedere un po' di aiuto, ma per la maggior parte del tempo bighellonava nel centro storico, con il giacchettone di pile, un berretto di lana, la barba non curata, "lo sguardo di chi non ha grandi motivi per vivere".

Giovanni è morto, nessuno sa esattamente quando, ma potrebbe essere stato un mese fa. L'hanno trovato sabato 26 gennaio (non 26 maggio, come è scritto erroneamente nel post), nel suo letto. "Nessuno lo ha cercato, nessuno si è preoccupato per lui. Era in vita solo per il fatto di essere nato". Don Fortunati crede che sia morto a Natale, scrive ancora sulla pagina Facebook della Caritas parrocchiale, perché "le persone importanti agli occhi di Dio nascono e muoiono in giorni importanti". Il sacerdote non punta l'indice contro nessuno, ma richiama tutti contro il virus dell'indifferenza. Giovanni non meritava una morte così, solo, senza nessuno che gli prendesse la mano, che pregasse o piangesse per lui.

A Giovanni va una richiesta di perdono a nome di tutti: quelli che non lo hanno mai salutato, quelli che hanno pensato male di lui, chi non gli ha dato opportunità, chi non ha gli ha fatto nemmeno una telefonata a Natale. "Vorrei che la comunità conoscesse la sua non-storia e vorrei che tutti fossimo più attenti al nostro prossimo". Infine la decisione: intitolare la nuova sede della Caritas parrocchiale, proprio a lui, Giovanni Irrera, morto solo in centro città.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: