sabato 1 ottobre 2022
Le tristi vicende rilanciate sulla stampa olandese dai racconti di alcune presunte vittime del vescovo di Timor Est negli Anni 90. La Santa Sede: restrizioni nei suoi confronti da tempo
Monsignor Ximenes Belo nei giorni dell’impegno per la pace a Timor Est

Monsignor Ximenes Belo nei giorni dell’impegno per la pace a Timor Est - Ansa

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Interventi ce n’erano già stati. All’indomani delle accuse rilanciate dal giornale olandese “De Groener Amsterdammer”, la Santa Sede ha chiarito che nel 2020 l’allora Congregazione per la dottrina della fede impose restrizioni a monsignor Carlos Filipe Ximenes Belo. Includevano – ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni – «limitazioni ai suoi movimenti e all’esercizio del suo ministero, il divieto di contatti volontari con minori, di interviste e contatti con Timor Est». Nel novembre 2021 – ha aggiunto Bruni – queste misure sono state modificate e ulteriormente rafforzate. «In entrambe le occasioni i provvedimenti sono stati formalmente accettati dal vescovo».

A riportare in primo piano la vicenda del vescovo di Timor Est, premio Nobel per la pace 1996, le testimonianze, raccolte dalla stampa olandese, di alcune presunte vittime. Una di loro, all’epoca minorenne, ha detto di essere stato abusato e poi pagato per restare in silenzio.

«Il vescovo Ximenes Belo – ha spiegato a “De Groener”–, non era solo il potente capo della Chiesa cattolica di Timor Est, ma anche un eroe nazionale e un faro di speranza per il popolo». Le vicende sotto i riflettori risalgono agli anni 90 anche se le prime accuse furono formalizzate nel 2002.

È l’anno in cui Ximenes Belo, oggi 74enne si dimette da amministratore apostolico di Dili adducendo problemi di stanchezza fisica e mentale. Da Timor Est nel gennaio 2003 si sposta in Portogallo «per curarsi» e da lì nel giugno dell’anno successivo raggiunge il Mozambico dove tra gli altri incarichi diventa «assistente dei sacerdoti», occupandosi anche di catechismo.

Infine un nuovo trasferimento in Portogallo dove risiede tuttora e il cui episcopato, in particolare l’allora patriarca di Lisbona José Policarpo (morto nel 2014) viene accusato di aver insabbiato la vicenda.

A rendere ancora più drammatico il caso è naturalmente la notorietà del protagonista. Durante l’occupazione indonesiana di Timor Est (1975-1999), infatti, Ximenes Belo si era reso protagonista di coraggiosissime prese di posizione a favore dell’autodeterminazione del suo popolo e della tutela dei diritti umani. Interventi che assieme all’impegno nell’opera di riconciliazione tra le partiti, nel 1996 gli valsero il premio Nobel per la pace condiviso con José Ramos Horta presidente di Timor Est. Nello stesso periodo tuttavia, se le accuse troveranno conferma, il presule si sarebbe macchiato di abusi gravissimi.

Del resto proprio far emergere la verità spesso nascosta sotto una coltre di silenzio è tra i compiti della Pontificia Commissione vaticana per la tutela dei minori, (incorporata nel Dicastero per la dottrina della fede) di cui ieri il Papa ha nominato dieci nuovi membri, tra cui sette donne. Si tratta dei monsignori Peter Karam e Thibault Verny; di padre Tim Brennan; delle suore: Mary Niluka Perera e Annah Nyadombo; della professoressa Irma Patricia Espinosa Hernández; delle dottoresse Maud de Boer-Buquicchio e Anne-Marie Emilie Rivet-Duval; delle signore Teresa Devlin ed Ewa Kusz.

«Credo sia importante conoscere la situazione reale e la storia per non riviverla di nuovo» – ha spiegato a Vatican News, il cardinale arcivescovo di Boston, Sean Patrick O’Malley che presiede la Commissione –. Si tratta di «un processo doloroso – ha proseguito – ma il fine è avere cura dei sopravvissuti, fare giustizia e anche creare una Chiesa dove noi “padri di famiglia” sentiamo che “i nostri figli” sono al sicuro. Per molto tempo questo male è rimasto nascosto. Adesso la Chiesa vuole reagire e curare, vuole portare luce nel buio».

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