venerdì 23 settembre 2022
Grazie al suo impegno riuscì, assieme a padre Massimo Rastrelli, a far approvare nel 1996 la legge 108 e a suscitare in tutta italia la nascita di Fondazioni diocesane antiusura
Monsignor Alberto D'Urso

Monsignor Alberto D'Urso - Foto Siciliani

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Un pioniere nella lotta contro l'usura. Un punto di riferimento per tante famiglie e piccoli imprenditori salvati dalle grinfie degli strozzini. Un pungolo instancabile per le istituzioni. Monsignor Alberto D'Urso, prete mite e tenace, coraggioso e sorridente, è morto nel pomeriggio a 84 anni dopo una lunga malattia. Presidente della fondazione Antiusura San Nicola e SS. Medici di Bari, in passato aveva guidato anche la Consulta nazionale Antiusura.

A dare la notizia è l'arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano. Monsignor D'Urso nasce ad Acerno, in provincia di Salerno, il 27 aprile del 1938, e viene ordinato sacerdote il 2 luglio del 1961. Parroco della parrocchia Santa Croce in Bari, scopre presto tra i suoi parrocchiani il dramma del prestito a strozzo. Così già negli anni '90 decide di aiutare famiglie e commercianti letteralmente espropriati di beni e imprese dalla criminalità organizzata. E con tenacia e passione riesce a sensibilizzare e coinvolgere la Chiesa italiana. Fondamentale sarà l'incontro col gesuita napoletano padre Massimo Rastrelli, morto nel 2018 a 90 anni, che nel 1991 fonda a Napoli la Fondazione San Giuseppe Moscati, la prima organizzazione di ispirazione ecclesiale capace di offrire sostegno legale, ristrutturazione del debito, garanzie per l'accesso al credito bancario.

Padre Rastrelli e don D'Urso riescono a smuovere un movimento d'opinione, a trovare spazio sui mass-media, a sensibilizzare i legislatori, convincendoli ad aggiornare radicalmente le norme contro l'usura. Nel 1996 il Parlamento approva - resistendo anche a pressioni del mondo del credito - una moderna ed efficace legge antiusura che prevede inasprimento delle pene, strumenti per gli inquirenti, forme di sostegno per gli usurati. Una battaglia sociale e di giustizia costantemente animata dall'amore evangelico per i poveri, che diventa anche azione pastorale con il coinvolgimento delle diocesi, delle parrocchie e dei volontari nella lotta all'usura.

Ancora prima del varo della legge, il 16 maggio 1995 presso la Fondazione S.S. Nicola e S.S. Medici di Bari, insieme a Padre Rastrelli e con le Fondazioni Antiusura di Napoli, Roma, Matera e Torino, dà vita alla Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II, il primo organismo nazionale di lotta all’usura di matrice ecclesiale. Molte altre diocesi d’Italia lo seguiranno. Oggi la Consulta in Italia conta 33 Fondazioni antiusura.

«La sua missione di servizio alle vittime di usura, ai poveri e alle persone indebitate - dichiara l'attuale presidente della Consulta delle Fondazioni antiusura Luciano Gualzetti - proseguirà attraverso i volontari e tutte le persone che ha scagionato dalla trappola dell’usura. Attraverso le Fondazioni antiusura, la Chiesa è in grado di offrire un esempio di apostolato competente e perseverante nei confronti delle famiglie flagellate dai debiti. Gli siamo riconoscenti per aver dato vita a un percorso di denuncia e di lotta a una piaga sommersa, che si nutre di silenzio e omertà. Girò tutte le diocesi del Paese per reclutare persone disponibili a mettersi al servizio delle persone cui l’usura aveva tolto ogni speranza di vita».

Chi lo ha conosciuto ne ricorda la pazienza, la disponibilità, la caparbietà che lo portò in qualche occasione anche a polemizzare - per amore della verità e delle vittime - con politici e sottosegretari. Senza timore, con umiltà, sempre col sorriso sulle labbra. Con lo stile evangelico dei piccoli grandi preti. «Siamo partiti con pochi mezzi, ma animati da tanta fede e buona volontà», raccontava lo stesso monsignor D'Urso quattro anni fa, commentando la scomparsa dell'amico e compagno di tante battaglie padre Rastrelli: «Abbiamo salvato tante famiglie dalla morsa dei debiti, abbiamo svegliato le coscienze dei decisori pubblici che ignoravano il fenomeno dell’usura e creato una coscienza antiusura».

Se il legislatore si è dotato della norma 108/96, rivendicava monsignor D'Urso «lo deve al perseverante lavoro delle Fondazioni Antiusura. Abbiamo incontrato i Pontefici che si sono avvicendati negli anni - sottolineava - che ci hanno sempre incoraggiato e sostenuto. Ci sarebbe tanto da raccontare. Una storia che continua». Anche oggi, che lui non c'è più, grazie ai tanti volontari ai quali monsignor D'Urso - ma lui preferiva farsi chiamare don Alberto - insegnava sempre a non giudicare le persone cadute nella trappola degli strozzini, quasi sempre per necessità, a volte anche per scelte avventate o per azzardo-patia: «Bisogna assicurare loro - ripeteva sempre - un'altra opportunità di vita»

Il suo impegno coraggioso e costante nella lotta alla criminalità e nel sociale lo hanno reso un punto di riferimento per la comunità barese, e non solo. «La notizia della scomparsa di monsignor Alberto D'urso - commenta il sindaco di Bari, Antonio Decaro - mi addolora molto, non solo perché sacerdote con un grande carisma, ma anche per il suo impegno in prima persona nel sociale nella lotta contro l'usura e per l'attenzione rivolta agli ultimi. Alla diocesi barese e alla sua guida monsignor Satriano giungano le espressioni più affettuose del mio cordoglio e di quello della comunità barese. Ci mancheranno la sua voce mite e il dolce sorriso».

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