venerdì 11 ottobre 2019
Riesaminati 100 casi per cui i servizi sociali della Val d’Enza pretendevano l’allontanamento da casa dei bimbi. Solo per 15 under 18 i giudici hanno ritenuto opportuno il provvedimento
Protesta per il caso Bibbiano (Fotogramma)

Protesta per il caso Bibbiano (Fotogramma)

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Nessun ridimensionamento per il caso Bibbiano. Anzi, nuovi numeri e nuovi casi che aprono prospettive ancora più inquietanti e confermano le strategie nefaste del gruppo di assistenti sociali e di psicologi che operavano nei servizi intercomunali della Val d’Enza. Una macchina deleteria, ideologicamente orientata per interventi mirati sui figli delle famiglie in difficoltà, che operava su larga scala in modo sistematico.

I bambini finiti in questo tritacarne, tra il 2017 e il 2019, sottoposti ai 'sistemi di indagine' ormai tristemente noti grazie all’ordinanza della procura di Reggio Emilia e alle rispettive raccapriccianti intercettazioni, non sono soltanto i nove di cui si sono occupati i giudici dell’inchiesta. Negli ultimi due anni gli assistenti sociali coordinati da Federica Anghinolfi, finita ai domiciliari con altre 16 persone (27 gli indagati), sono intervenute su oltre 100 bambini. E, almeno in 85 casi, i loro interventi si sono rivelati sbagliati o inopportuni. Tanto da indurre il Tribunale per i minorenni di Bologna a correggere quelle scelte, rifiutando di confermare l’allontanamento dei bambini.

Soltanto in 15 casi su 100 i giudici hanno confermato l’opportunità di un intervento. Ma la decisione è stata presa dopo ulteriori accertamenti condotti dai consulenti del tribunali. E, per quanto riguarda gli allontanamenti, in otto casi i genitori non hanno presentato ricorso, confermando esplicitamente l’opportunità della decisione, mentre i ricorsi dei restanti sette casi, riesaminati da un nuovo collegio di giudici della Corte d’appello, sono stati tutti respinti.

Cosa evidenziano questi nuovi 100 episodi resi noti nei giorni scorsi dal presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna, Giuseppe Spadaro? Da una parte l’elevata pericolosità del 'gruppo Bibbiano' che, con i metodi consueti, purtroppo diventati tragica prassi in tanti altri casi – dalla Bassa Modenese a Sagliano Micca, dal Forteto alla Campania – pretendeva di strappare alle famiglie altri 85 bambini. Non sappiamo se anche per questi minori – come per i nove finiti nell’inchiesta – erano state presentate relazioni false e pesantemente orientate con l’obiettivo di trarre in inganno il Tribunale dei minorenni. Ma è facile pensarlo. Tanto che in tutti questi casi i giudici minorili hanno ravvisato elementi tali da convincerli della necessità di bocciare quelle relazioni e di rimandare i bambini nelle proprie famiglie.

Una considerazione che conferma quanto già precedentemente noto. Se, come emerso dall’inchiesta, e come sarà accertato in sede processuale, i servizi sociali di Bibbiano erano davvero finalizzati a interventi illeciti sui minori per obiettivi definitivi 'criminosi' dal gip di Reggio Emilia, Luca Ramponi, è altrettanto palese che i controlli da parte del Tribunale dei minori non sono mancati. Addirittura hanno evitato esiti peggiori.

«Auspico che quei dirigenti pubblici che hanno tentato di ingannarci e di frodarci processualmente siano giudicati al più presto dalla magistratura e puniti in modo severo», ha dichiarato il presidente Spadaro nell’incontro con i servizi sociali di cui riferiamo nell’articolo qui sopra. E ha poi aggiunto che in 28 anni di servizio non gli era mai capitato di cogliere simili atti di 'infedeltà' proprio tra coloro che, come gli assistenti sociali «tra coloro che hanno il privilegio di tutelare i minori». Tanto più che sono pubblici ufficiali e quindi loro relazioni, ha spiegato, «fanno prova fino a querela di falso. Chi ha sbagliato, se verrà accertato nelle competenti sedi giudiziarie, dovrà essere mandato a casa e ricevere la giusta risposta sanzionatoria».

Di fronte alla raffica di relazioni false o comunque compilate in modo strumentale da parte dei servizi sociali della Val d’Enza allo scopo di dimostrare abusi inesistenti, il Tribunale dei minori si considera infatti 'parte lesa' e, come tale, la posizione sarà valutata in sede processuale. Intanto è stato reso noto che dei nove bambini finiti nell’inchiesta, sette sono stati rimandati definitivamente nelle proprie famiglie. Per due casi, alla luce di pesanti indizi di abusi da parte dei genitori, sono invece stati emessi i decreti per l’affido preadottivo. Con l’auspicio che per loro, come per tutti i piccoli passati dalla forche caudine di Bibbiano, si apra una pagina finalmente più serena.

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