lunedì 12 giugno 2017
Il confronto diretto sarà, quasi ovunque, tra centro-destra e centro sinistra. Bassa l'affluenza alle urne: si è fermata al 60%. Ma in chiave nazionale nessun partito può cantare vittoria
(Fotogramma)

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Un solo sconfitto e nessun chiaro vincitore. Il responso di questo importante turno amministrativo – circa mille i Comuni al voto, oltre 9 milioni gli elettori interessati – vede il M5S fuori dai ballottaggi in tutti i quattro capoluoghi di Regione (Palermo, che dovrebbe essere assegnata al primo turno in virtù della particolare normativa elettorale regionale, Genova, Catanzaro e L'Aquila) e nei principali centri interessati. I RISULTATI COMUNE PER COMUNE

Il Pd può brindare allo scampato pericolo, il centrodestra torna in partita alla grande, e così fra 15 giorni sarà quasi ovunque un confronto all’insegna di un bipolarismo tradizionale. Ma in chiave nazionale nessun partito può cantare vittoria perché, nell’ottica strettamente proporzionale che prevale sulla legge elettorale in discussione, le alleanze che risultano promosse in queste competizioni locali non sono facilmente replicabili in Parlamento, con il Pd in rotta di collisione con tutto ciò che si muove alla sua sinistra e – nel centrodestra – con Forza Italia e Lega sempre più decise a fare corsa ognuna per conto suo. E chissà se questo voto non si riveli alla fine in grado di riaprire in giochi sulla legge elettorale, per come ne esce rafforzato il modello delle coalizioni su quello dei partiti in corsa solitaria.

Ai grillini bruciano i risultati di Genova e Parma

La sconfitta di M5S è davvero bruciante, un anno dopo il trionfo ottenuto a Roma e Torino, anzi, proprio la falsa partenza delle due giunte grilline viene individuata fra le cause di questa disfatta. Perché di vera e propria disfatta si tratta, con i risultati di Genova e Parma a bruciare più di tutti. Genova perché nella sua città, Grillo, si era speso personalmente, assumendosi la responsabilità di far saltare la candidata uscita dalle “Comunarie” Marika Cassimatis. Ma ora Luca Pirondini, che ne ha preso il posto, fermo al 18 per cento, resta fuori dalla contesa. E poi Parma, dove il “ribelle” Federico Pizzarotti uscito (di fatto cacciato) dal partito arriva al secondo turno da favorito. Non sarà passeggiata per lui, il candidato del centrosinistra Paolo Scarpa lo tallona a soli due punti, ma il sindaco uscente la sua prima battaglia la ha vinta tutta, avendo scelto di non allearsi con nessuno, ma soprattutto umiliando il candidato grillino “ortodosso” Daniele Ghirarduzzi, che supera a mala pena il tre per cento.

Tuttavia ha qualche ragione il grillino Danilo Toninelli quando accusa gli altri di aver cercato «accozzaglie» invitando tutti ad attendere i voti di lista, prima di giudicare il risultato di M5S. Che paga anche la sua scelta di andare sempre da solo. In altre parole sono un po’ tutti i partiti a indietreggiare, anche se a pagare dazio è l’unico che si è esposto da solo.

Vincente si rivela, invece, il modello delle alleanze composite, con i grandi partiti tradizionali che mimetizzano risultati in genere poco soddisfacenti nascondendoli dietro il successo di liste civiche o di candidati carismatici.

A Palermo trionfa Leoluca Orlando

È il caso, quest’ultimo, di Palermo. Dove Leoluca Orlando si afferma per la quinta volta, andando ben oltre la soglia minima del 40 per cento che la legge elettorale regionale indica perché al primo classificato venga evitato il secondo turno. Ma il Pd formalmente non c’era, avendo rinunciato al simbolo per confluire in unico listone, tanto che Orlando può dire, annunciando che sarà la sua ultima corsa: «Il mio partito sono i palermitani».

A Genova Lega avanti

A Genova invece centrodestra a sorpresa avanti sul centrosinistra di oltre tre punti con il manager Marco Bucci. Lega prima lista della coalizione nel capoluogo ligure, intorno al 13 per cento, con Forza Italia all’8, ma con la lista arancione “Vinci Genova” (vicina al presidente della Regione Giovanni Toti) vicina al 10 per cento. Toti parla di modello Liguria, aumentando il suo pressing su Silvio Berlusconi perché nel centrodestra si torni a parlare a una voce sola.

Centrodestra avanti a Verona, Padova e al Sud

Centrodestra in vantaggio anche in Veneto, a Verona e Padova. Nella città scaligera il Pd è fuori dal ballottaggio sopravanzato da Patrizia Bisinella, compagna del sindaco uscente Flavio Tosi, sostenuta da liste civiche e centriste. Mentre a Padova buona affermazione del leghista Massimo Bitonci, in forte vantaggio con tutto il centrodestra a sostenerlo, ma il maggiore apporto gli arriva da una civica che toglie voti un po’ a tutti. Centrodestra primo al ballottaggio anche al Sud, a Catanzaro, Lecce e Taranto. A L’Aquila, invece, si chiude l’era Cialente, ma l’amministrazione della città colpita dal terremoto potrebbe non cambiare segno vista l’ottima affermazione e il robusto vantaggio del candidato del centrosinistra Americo Di Benedetto.

Pd sconfitto nella Rignano di Renzi

Per Matteo Renzi, tutto sommato, più ombre che luci. E a peggiorare il quadro, per il leader del Pd, c’è anche la bruciante sconfitta nel suo paese natale, Rignano sull’Arno, dove il sindaco uscente Daniele Lorenzini, alla testa della lista civica “Insieme per Rignano”, ottiene la riconferma contro l’ex vice Eva Uccella, candidata ufficiale del Pd, dopo la rottura che si era registrata fra il sindaco e Tiziano Renzi, padre dell’ex premier.

Alle urne solo il 60%

Deludente, di poco oltre il 60 per cento, il dato delle affluenze: anche questo potrebbe aver contribuito a penalizzare M5S, con una parte del voto di protesta spostatosi verso l’astensione .

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