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UNA FEMMINISTA COME ME

Marina Terragni sabato 1 aprile 2017
Buongiorno alle lettrici e ai lettori di “Avvenire”. Da oggi e per i prossimi tre mesi ogni giorno ci incontreremo qui. Grazie a tutti per la fiducia e l'ospitalità. E che cosa ci fa su questa prima pagina una femminista come me, che ha dedicato grande parte della sua vita e del suo lavoro alla ricerca di un senso libero della differenza femminile? Lo dico con le parole di altre e altri. Quelle della filosofa e amica Luisa Muraro: «Le femministe — lei dice — dovrebbero avere il coraggio di dire che l'etica cristiana non è contro le donne». Le parole della psicoanalista e semiologa femminista Julia Kristeva, allieva di Lacan, collaboratrice di Foucault e Derrida, quando invita a «non negare il bisogno di credere» e si batte contro l'individualismo.Certe altre che trovo nella Lettera ai Vescovi «sulla collaborazione dell'uomo e della donna», dove si fa fuori la logica di dominio, si definisce il femminile come primato della relazione contro le derive individualistiche, si auspica che le donne possano «ispirare le politiche delle nazioni e promuovere soluzioni innovative ai problemi economici e sociali». Don Angelo Fossati, il mio prete di quando ero ragazzina, mi chiamava “stroliga” (strega, zingara). So che spera che io lo rimanga, perché sono più utile così. Non c'è pericolo.