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Fuga in Egitto

Eraldo Affinati sabato 3 giugno 2023
Stoccarda respira grazie al polmone verde posto al suo interno, lo Schlossgarten: visto dall’alto sembra una lettera elle, la mossa del cavallo nel gioco degli scacchi. Venne sistemato dagli americani i quali, come confessò il protagonista di Nel corso del tempo, capolavoro giovanile di Wim Wenders, dopo aver sconfitto i nazisti, colonizzarono l’inconscio dei tedeschi. È stato uno dei posti in cui, alla maniera di Giuseppe Ungaretti, più mi sono riconosciuto e rimescolato. Alloggiavo in un alberghetto sopra al mercatino frequentato dai turchi. La mattina, indossando la tuta, andavo in pinacoteca solo per vedere la Fuga in Egitto di Giambattista Tiepolo: a quella piccola tela, uno delle varie prove del supremo artista veneziano sullo stesso tema oggi conservate nei musei di mezzo mondo, riservavo la mia concentrazione maggiore. Poi uscivo dalla Staatsgalerie, attraversavo la strada e entravo direttamente nel parco, dove iniziavo a correre. Lo percorrevo interamente fino alla curva del fiume Neckar, all’altezza dell’area di giochi per bambini; quindi, tornavo indietro sotto l’ombra dei grandi alberi nel sentiero che affianca i binari dei treni. Mi portavo dentro il cuore come un gioiello la sosta sul greto del magico terzetto di esuli stanchi ma fiduciosi accanto al somarello. © riproduzione riservata