venerdì 12 febbraio 2021
Bonaparte ha cercato di emulare gli imperatori romani e una importante mostra ai Mercati Traianei ne ripercorre la fama attraverso le arti e l’immaginario
François Gerard, Francois, "Napoleone in vesti imperiali", 1806, particolare. Ajaccio. Musée des Beaux-Arts (Palais Fesch)

François Gerard, Francois, "Napoleone in vesti imperiali", 1806, particolare. Ajaccio. Musée des Beaux-Arts (Palais Fesch)

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Ci sono almeno due ragioni oggettive per andare a vedere l’affascinante mostra dedicata a Napoleone e il mito di Roma che si tiene in questi giorni nell’irripetibile sede dei Mercati Traianei (a cura di Claudio Parisi Presicce, Nicoletta Bernacchio, Massimiliano Munzi e Simone Pastor). In origine prevista per il dicembre dello scorso anno, l’esposizione - che è rimata chiusa per mesi a causa della pandemia del Covid-19 -, è stata prorogata grazie alla sensibilità solidale dei prestatori a cominciare da quelli francesi che hanno riconsiderato i termini del contratto di prestito.

È questo il motivo per cui si possono ancora ammirare due opere celeberrime della pittura di quel folgorante periodo storico. Mi riferisco al capolavoro di Jacques Louis David Napoleone valica il Gran San Bernardo che esaltava le imprese dell’allora generale all’indomani della Campagna d’Italia. Sebbene sia presente in mostra una copia d’epoca dell’originale conservato al Castello di Malmaison (una delle cinque versioni realizzate dal grande pittore francese fra il 1801 e il 1803), tuttavia l’accuratezza della tela a grandezza naturale, realizzata ad olio, è in grado di restituire quelle emozioni che nascono davanti agli originali conservati a Versailles, a Berlino e a Vienna.

Quella che è assolutamente autentica, invece, è l’opera di François Gérard che nel 1805 dipinse Napoleone con gli abiti dell’incoronazione proveniente dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Aiaccio. Straordinaria per la resa dei velluti, dei ricami e dei materiali (si osservi la piccola mano d’avorio in cima allo scettro abbandonato accanto al globo con la croce che rappresenta il mondo, inconsapevole prefigurazione dell’epilogo della stagione napoleonica) la tela emana il fascino di un’intera epoca avviata alla conclusione.

Si tratta di opere che, da sole, valgono una visita alla mostra e che segnano i confini di quella irripetibile avventura politica, storica e culturale che fu la vicenda di Napoleone, partito come generale della Rivoluzione e finito come Imperatore dei Francesi che scosse l’Europa e travolse la pigra agiatezza delle monarchie allora esistenti.

A muovere Bonaparte c’erano la volontà di recuperare il mito di Roma e il desiderio di emulare i grandi condottieri dell’antichità, da Alessandro Magno a Caio Giulio Cesare. A sostegno di questo confronto, la mostra offre al pubblico opere importanti come il bronzo di Alessandro Magno a cavallo proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’aspirazione al dominio su un impero senza confini (si pensi alla sfortunata campagna di Russia che, tuttavia, porto Bonaparte sulle rive della Moscova) lega il mito di Alessandro Magno a Napoleone il quale, come già molti condottieri prima di lui, tra cui Giulio Cesare, fece dell’imitatio Alexandri la propria ragione di vita.

Non per nulla, è esposto il grande bronzo dello scultore Lorenzo Bartolini che raffigura Napoleone I Imperatore, proveniente dal Louvre, in cui Bonaparte è ritratto all’antica, con le fattezze di un imperatore romano e la corona d’alloro sulla testa. Le gesta napoleoniche s’ispirarono pure alla magnanimità del primo degli imperatori romani, Augusto, presente con un ritratto in marmo proveniente dai Musei Capitolini. Così, la mostra approfondisce gli impegni di carattere artistico e urbanistico del grande francese per la sistemazione di Roma e, in particolare, proprio dell’area della Basilica Ulpia, prospiciente i Mercati Traianei, allora ridotta a fossa maleodorante, i cui progetti di bonifica (nonostante le proteste della madre superiora del Conservatorio delle zitelle che si vide abbattere la sede con conseguente trasferimento) furono affidati agli architetti Camporese e Valadier.

Nessuna sede, perciò, poteva dirsi più adatta dei Mercati Traianei che furono il cuore della grandezza economica e commerciale della Roma antica. Nello sforzo d’imitazione della figura di Augusto rientravano, però, anche i gesti umanitari documentati dall’incisione di Masson ripresa dal celebre quadro di Antoine-Jean Gros, Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, proveniente dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio. Il che alimentava il mito di Napoleone, come un eroe antico ma pure un santo e un taumaturgo, in continuità con i re del medioevo francese.

Roma, Mercati Traianei
Napoleone e il mito di Roma
Fino al 30 maggio

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