mercoledì 15 dicembre 2021
Dopo l'approdo in Italia dal Gambia un 22enne immigrato iscrittosi all'Aia ha diretto la sua prima partita di calcio in Campania: «Ora sogno di arbitrare un giorno la finale della Coppa d'Africa»
Mustapha Jawara

Mustapha Jawara - Associazione italiana arbitri / Ansa

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Arrivato in Italia sei anni fa con uno dei tanti barconi della speranza che sfidano il Mediterraneo per cercare un futuro lontano da miserie e guerre, un 22enne gambiano è diventato il primo migrante ad avere arbitrato una partita di calcio. Si chiama Mustapha Jawara ed era giunto in Italia all'età di 16 anni, a bordo di uno dei tantissimi natanti che, sovraccarichi di uomini, donne e bambini in fuga dai loro quotidiani inferni per poter sperare in un futuro migliore, ha sfidato onde e intemperie approdando nell'agognato Belpaese.

Ora Mustapha ha stabilito un piccolo-grande record: essere il primo migrante arbitro con tanto di iscrizione all'Aia. A rendere nota la sua storia è proprio il sito web ufficiale dell'Associazione Italiana Arbitri. Jawara, originario del Gambia, migrante ospite di un centro di accoglienza in Campania, ieri ha diretto le sue prime gare, nel Settore Giovanile. Attualmente è ospite di un centro di accoglienza di Polla, in provincia di Salerno, ma prima era stato in una struttura simile di Mondragone (provincia di Caserta). Nell'articolo che gli è stato dedicato sul sito parla della sua toccante avventura, quella di molti altri migranti.

Prima di toccare terra in Italia era rimasto in attesa per mesi in Libia. Poi ha affrontato il mar Mediterraneo. È giunto nel nostro Paese con l'aspirazione di diventare un elettricista. Nel frattempo, poco prima dell'ultimo lockdown, accogliendo il suggerimento di un associato alla Sezione Aia di Sala Consilina (Salerno), ha partecipato a un corso online per arbitri che ha superato brillantemente.

Una storia, la sua, che è subito rimbalzata su Facebook, una volta tanto veicolo di storie positive. «Adoro lo sport in generale - si legge sul sito web dell'Aia -, ma in particolar modo il calcio. Non ho mai avuto piedi buoni, non sono molto bravo a giocare a calcio, e così ho pensato che potevo essere un buon arbitro anche perché mi è sempre piaciuta la sua figura per la sicurezza c dà in campo. Ho imparato tutte le regole a memoria per far si che un giorno il mio sogno possa diventare realtà: sogno di arbitrare la finale di Coppa d'Africa, emulando il mio connazionale Papa Gassamma, e magari quella dei Mondiali. Sarebbe veramente un sogno perché così potrei riabbracciare la mia famiglia ed i miei amici che mi potrebbero rivedere nella mia nuova veste di arbitro».


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