Chiara Pellacani, 20 anni, medaglia d’oro ai Giochi Europei di Cracovia - ANSA
Nell’Italia dei tuffi, in gara da stanotte su trampolino e piattaforma iridati di Fukuoka, a indossare il costume azzurro c’è anche una ventenne, ancora giovane di età, eppure già veterana. Per Chiara Pellacani, nata nel settembre 2002, quella giapponese sarà infatti la quarta rassegna mondiale da inserire nel curriculum, eppure per la romana l’appuntamento in terra nipponica sarà solo un passaggio intermedio verso lo spartiacque della carriera, ossia i Giochi olimpici di Parigi 2024. Agli ordini di Tommaso Marconi l’azzurra ha ultimato la preparazione all’Acqua Acetosa, per poi volare nel Paese del Sol Levante facendo scalo a Seul. «L’obiettivo sarà entrare in finale in tutte e cinque le gare che disputerò, cercando di crescere nei punteggi e arricchire il programma di nuovi elementi tecnici». Avvicinatasi al nuoto sin da piccola, per farla approdare ai tuffi fondamentale è stato il contributo di Daniele, suo compagno di classe alle Elementari: «Ho cominciato per scherzo a 8 anni e non ho più smesso, raggiungendo la Nazionale maggiore in poco tempo».
Il suo debutto iridato fu infatti ad appena 14 anni, mentre a Tokyo ha abbracciato i cinque cerchi non ancora diciannovenne. «Finora la più bella soddisfazione è stata proprio la partecipazione olimpica, per questa ragione se devo dire quale sia stato il mio successo più pesante rispondo citando l’ultimo, ossia l’oro dai 3 metri ai Giochi Europei di Cracovia». Con quella vittoria Chiara ha infatti portato in dote della squadra azzurra la carta olimpica. «Il pass non è nominativo, quindi non sono formalmente qualificata, ma ovviamente conquistare la carta per la nazione è stato un passo importante. Non me la sento ancora di affermarlo, ma tra un anno ai Giochi potrei sognare anche il podio».
Il punto di riferimento della disciplina sono le atlete cinesi («Sono di un altro livello rispetto alla concorrenza per via degli elevati numeri della base, della loro organizzazione e della quantità di allenamenti») e per cercare di imitarle Chiara sgobba in acqua sei giorni a settimana. «Mi alleno dal lunedì al sabato, svolgendo due sessioni quotidiane di tre ore. In ciascuna eseguo una cinquantina di tuffi, quindi significa che in un giorno entro in acqua un centinaio di volte e in una settimana arrivo a seicento». Considerando quindi che ci si allena per dieci mesi le conseguenze sono due: in un anno Chiara esegue 25mila tuffi in piscina, pertanto quando va in vacanza non chiedetele di salire su uno scoglio e lanciarsi in mare: «Se lo facessi non staccherei mai, quindi in ferie lascio stare».
Non pensiate però che nel mondo di Chiara ci siano solo i tuffi. Pur essendo cresciuta in una famiglia di sportivi - papà Paolo era un giornalista di settore a Telemontecarlo prima di approdare al Tg di La 7, mentre il fratello maggiore Lorenzo è un calciatore, la scorsa stagione nei ranghi della Triestina - la passione della piccola Pellacani è la psicologia. «Dopo il diploma al liceo scientifico ho deciso di frequentare l’università negli Stati Uniti dove è possibile portare avanti senza problemi studio e sport. Per un anno e mezzo sono stata in Louisiana a Baton Rouge, mentre dal prossimo agosto mi trasferirò in Florida a Miami. È ancora presto per dire se lavorerò come psicologa, ma l’esperienza in America è davvero bellissima sul piano agonistico, accademico e personale. Vivere lontano dalla famiglia mi ha responsabilizzato, doversi gestire in autonomia mi ha aiutato a crescere e il fatto che la giornata sia organizzata nei minimi dettagli mi fa programmare tutto. In più il fatto di gareggiare tanto nel college è uno stimolo a migliorare pure nei tuffi».
Da bambina il suo idolo era Tania Cagnotto ( «È la più grande tuffatrice italiana, averla conosciuta è stato emozionante»), la quale quando ha tentato di rientrare in gara insieme a Francesca Dallapè in vista di Tokyo, si è trovata la strada sbarrata proprio da Chiara in coppia con Elena Bertocchi: «Ho la fortuna di fare anche le gare di sincronizzato, insieme a Elena e a Matteo Santoro. In entrambi i casi sono io che detto i ritmi». Il suo tuffo preferito è il doppio e mezzo ritornato, mentre l’asso nella manica da calare in acqua nella stagione olimpica potrebbe essere il doppio salto mortale e mezzo in avanti con due avvitamenti: «Sarebbe un tuffo con un coefficiente di difficoltà pari a 3.2, quindi molto elevato. Al momento in gara eseguo un solo avvitamento, per il secondo mi servirà ancora un annetto». Piano piano, tanto non c’è fretta. Il Mondiale di Fukuoka è solo una fermata di un viaggio la cui destinazione sarà Parigi.