Mattarella nella lista dei "russofobi". La sua lezione a Mosca e Israele
La replica alla Russia nella cerimonia del Ventaglio: «Ha cancellato la pace». Convocato l'ambasciatore. E allo Stato ebraico: «Ostinazione a uccidere indiscriminatamente»

Sergio Mattarella tiene il punto. Nel giorno in cui Mosca gli dedica nuovamente le sue “attenzioni” (stavolta insieme ai ministri Tajani e Crosetto) nel suo atteso intervento ai saluti, prima delle ferie, con la stampa accreditata, si sofferma sulla preoccupante situazione internazionale. Al capo dello Stato viene di nuovo addebitato soprattutto il discorso del febbraio scorso a Marsiglia in cui aveva ricordato le nefaste conseguenze venute dalla sottovalutazione delle prime violazioni al diritto internazionale perpetrate dal Terzo Reich. Nella lista di “russofobi” stilata dal ministero degli Esteri russo (dopo i ripetuti attacchi della portavoce Maria Zakharova) il capo dello Stato è in compagnia del cancelliere tedesco Friedrich Merz, del presidente francese Emmanuel Macron, ma nel mirino finiscono affermazioni di esponenti istituzionali di mezzo mondo, fra questi i nostri ministri degli Esteri e della Difesa. Per il presidente c’è la solidarietà unanime del mondo politico, a partire dalla premier Giorgia Meloni e dai presidenti delle Camere La Russa e Fontana.
Convocato dalla Farnesina l’ambasciatore Aleksej Paramonov per contestargli che nelle parole dei nostri esponenti istituzionali non sono riscontrabili propositi “russofobi” di alcun tipo, il diplomatico sovietico trova modo nel giro di qualche ora per replicare: «Niente di nuovo in quelle affermazioni», si sostiene in un post su Facebook, e in effetti - almeno nel caso di Mattarella - si tratta di affermazioni già stigmatizzate in passato che l’ambasciata russa torna ora a definire «russofobe».
Per niente turbato dalla battaglia diplomatica in atto Mattarella al Quirinale, senza entrare esplicitamente nella contesa che lo riguarda, difende con forza la lunga storia di pace che ha visto l’Onu protagonista per 80 anni. Rispondendo alle sollecitazioni del presidente della Stampa parlamentare Adalberto Signore, Mattarella torna a condannare «l’aggressione della Russia all’Ucraina che ha cambiato la storia d’Europa». Ma si capisce che intende smentire categoricamente la tesi di una sua avversione contro la nazione russa, quando la definisce un «grande Paese - che tale rimane - dice - malgrado le gravi responsabilità che la sua attuale dirigenza si è assunta di fronte alla storia e sulla cui collaborazione avevamo nutrito ampia fiducia nell’Unione Europea», rimarca. E che invece «ha assunto sempre più una sconcertante configurazione volta allo scontro di potenza militare». E come non cogliere un riferimento anche a Putin quando dice, che «oggi molti protagonisti della vita internazionale aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati». Una scelta che «può, forse, produrre qualche vantaggio nell’immediato ma colpisce, incrina ampiamente e forse azzera, per il futuro, fiducia, prestigio, autorevolezza». E il riferimento è sempre al leader russo quando aggiunge che «vi è chi si dedica a guerre di conquista territoriale, a prove di forza, a perseguire il dominio sui propri vicini». La «postura aggressiva della Russia in Ucraina , più che stravolto, ha cancellato l’equilibrio; equilibrio che garantisce la pace». Lo definisce «un macigno sulle prospettive del continente europeo». Ma, di fronte al tentativo in atto di «screditare e demolire il ruolo dell’Onu» (stavolta il riferimento è anche a Trump) si chiede: «Il mondo sarebbe stato migliore senza l’Onu?». E difende anche l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, che definisce, dopo il ruolo avuto nel Covid, «punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti e particolarmente irrinunziabile per l’Africa».
Poi passa al Medio Oriente e pur esprimendo «orrore» per «il barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre», e ferma condanna per «l’ignobile rapimento di ostaggi, ancora odiosamente trattenuti» come per il riaffiorare «gravissimo, dell'antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità», la censura per il comportamento di Israele non è meno dura:«L’incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza è stato definito un errore». Ma, rimarca, «da tanti secoli, da Seneca a Sant’Agostino, ci viene ricordato che “errare humanum est, perseverare diabolicum”». Per Mattarella la tesi dell’errore isolato proprio non regge: « Si è parlato di errori anche nell’avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che si recavano per dar soccorso a feriti, nell’aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l’uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione». Altro che errori, «come non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente?», è la stoccata più dura.
Il Presidente della Repubblica ribadisce che «è disumano ridurre alla fame un'intera popolazione». Poi, citando il Papa, Mattarella condanna «il rifiuto del governo di Israele di rispettare a Gaza le norme del diritto umanitario», ma anche «l’occupazione abusiva, violenta, di territori attribuiti all’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania». L’ultima parte del suo intervento è in difesa della «funzione vitale del giornalismo come “cane da guardia”» del potere. Perché « la libertà di opinione non modifica la verità fattuale. La libertà di menzogna non è tra quelle rivendicabili. I fatti non sono piegabili alle opinioni, possiedono una forza incoercibile». I temi si tengono «Non è un caso che, nelle nazioni in cui non prevale la libertà dei cittadini, siano presenti forme di controllo e manipolazione della pubblica opinione». Per questo definisce «martiri della libertà di informazione» i giornalisti uccisi a Gaza. «Analisi lucida e totalmente condivisibile», plaude la Fnsi, il sindacato dei giornalisti.
Convocato dalla Farnesina l’ambasciatore Aleksej Paramonov per contestargli che nelle parole dei nostri esponenti istituzionali non sono riscontrabili propositi “russofobi” di alcun tipo, il diplomatico sovietico trova modo nel giro di qualche ora per replicare: «Niente di nuovo in quelle affermazioni», si sostiene in un post su Facebook, e in effetti - almeno nel caso di Mattarella - si tratta di affermazioni già stigmatizzate in passato che l’ambasciata russa torna ora a definire «russofobe».
Per niente turbato dalla battaglia diplomatica in atto Mattarella al Quirinale, senza entrare esplicitamente nella contesa che lo riguarda, difende con forza la lunga storia di pace che ha visto l’Onu protagonista per 80 anni. Rispondendo alle sollecitazioni del presidente della Stampa parlamentare Adalberto Signore, Mattarella torna a condannare «l’aggressione della Russia all’Ucraina che ha cambiato la storia d’Europa». Ma si capisce che intende smentire categoricamente la tesi di una sua avversione contro la nazione russa, quando la definisce un «grande Paese - che tale rimane - dice - malgrado le gravi responsabilità che la sua attuale dirigenza si è assunta di fronte alla storia e sulla cui collaborazione avevamo nutrito ampia fiducia nell’Unione Europea», rimarca. E che invece «ha assunto sempre più una sconcertante configurazione volta allo scontro di potenza militare». E come non cogliere un riferimento anche a Putin quando dice, che «oggi molti protagonisti della vita internazionale aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati». Una scelta che «può, forse, produrre qualche vantaggio nell’immediato ma colpisce, incrina ampiamente e forse azzera, per il futuro, fiducia, prestigio, autorevolezza». E il riferimento è sempre al leader russo quando aggiunge che «vi è chi si dedica a guerre di conquista territoriale, a prove di forza, a perseguire il dominio sui propri vicini». La «postura aggressiva della Russia in Ucraina , più che stravolto, ha cancellato l’equilibrio; equilibrio che garantisce la pace». Lo definisce «un macigno sulle prospettive del continente europeo». Ma, di fronte al tentativo in atto di «screditare e demolire il ruolo dell’Onu» (stavolta il riferimento è anche a Trump) si chiede: «Il mondo sarebbe stato migliore senza l’Onu?». E difende anche l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, che definisce, dopo il ruolo avuto nel Covid, «punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti e particolarmente irrinunziabile per l’Africa».
Poi passa al Medio Oriente e pur esprimendo «orrore» per «il barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre», e ferma condanna per «l’ignobile rapimento di ostaggi, ancora odiosamente trattenuti» come per il riaffiorare «gravissimo, dell'antisemitismo, che si alimenta anche di stupidità», la censura per il comportamento di Israele non è meno dura:«L’incredibile bombardamento della Parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza è stato definito un errore». Ma, rimarca, «da tanti secoli, da Seneca a Sant’Agostino, ci viene ricordato che “errare humanum est, perseverare diabolicum”». Per Mattarella la tesi dell’errore isolato proprio non regge: « Si è parlato di errori anche nell’avere sparato su ambulanze e ucciso medici e infermieri che si recavano per dar soccorso a feriti, nell’aver preso a bersaglio e ucciso bambini assetati in fila per avere acqua, per l’uccisione di tante persone affamate in fila per ottenere cibo, per la distruzione di ospedali uccidendo anche bambini ricoverati per denutrizione». Altro che errori, «come non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente?», è la stoccata più dura.
Il Presidente della Repubblica ribadisce che «è disumano ridurre alla fame un'intera popolazione». Poi, citando il Papa, Mattarella condanna «il rifiuto del governo di Israele di rispettare a Gaza le norme del diritto umanitario», ma anche «l’occupazione abusiva, violenta, di territori attribuiti all’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania». L’ultima parte del suo intervento è in difesa della «funzione vitale del giornalismo come “cane da guardia”» del potere. Perché « la libertà di opinione non modifica la verità fattuale. La libertà di menzogna non è tra quelle rivendicabili. I fatti non sono piegabili alle opinioni, possiedono una forza incoercibile». I temi si tengono «Non è un caso che, nelle nazioni in cui non prevale la libertà dei cittadini, siano presenti forme di controllo e manipolazione della pubblica opinione». Per questo definisce «martiri della libertà di informazione» i giornalisti uccisi a Gaza. «Analisi lucida e totalmente condivisibile», plaude la Fnsi, il sindacato dei giornalisti.
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