martedì 14 marzo 2023
In uno dei suoi aforismi, sempre disarmanti per essenzialità e acuta profondità, Karl Kraus dice che tra i misteri del potere delle parole, si conta quello di un rapporto di inversa proporzionalità tra la loro esattezza, specificità, e l’ampiezza della loro portata, del loro senso. Quanto più la parola è precisa, usata in modo precipuo, dunque scandagliata e soppesata nel dettaglio ed esaminata da vicino, tanto più quella parola potrà andare lontano, ovvero raggiungere un numero maggiore di uditori, lettori, interlocutori, divenire più forte e chiara per quanto significativa, densa, vasta. Più si va nel piccolo, più si va in là. Bellissima l’immagine che Kraus usa, di una parola che quanto più guardata da presso, “tanto più lontano guarda a sua volta”. Subito trascinante l’idea di parole che guardano: come avessero occhi, capaci di osservare il mondo e riportarlo nell’espressione. Parole che possiedono sguardo in ragione della minuziosa esattezza con cui sono state cercate, trovate, scritte o dette, parole che non soltanto sono risultato dell’osservare, ma che esse stesse osservano, vedono lì dove il pensiero da solo non arriverebbe. Scrivere è guardare anche per questo: per come quasi fossero sonde, o sentinelle in avamposto, le prime a vedere sono proprio loro: le parole. © riproduzione riservata
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