mercoledì 17 novembre 2004
  Signore, liberami dal desiderio di essere stimato, di essere amato, di essere innalzato, di essere apprezzato, di essere lodato, di essere scelto, di essere consultato, di essere approvato, di essere famoso" Signore, liberami dalla paura di essere disprezzato, di essere condannato, di essere dimenticato, di essere giudicato male, di essere deriso, di essere sospettato"Avremmo bisogno di ripetere più spesso, con coraggio, queste "litanie dell"umiltà" composte da un testimone del Vangelo fino al martirio, Charles de Foucauld, aristocratico francese, nato a Strasburgo nel 1858, ritornato alla fede nel 1886, divenuto il fondatore dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù e morto assassinato nel Sahara algerino nel 1916. Queste "litanie", particolarmente care a Madre Teresa di Calcutta, non devono essere commentate perché sono in sé illuminanti. Al massimo è possibile solo una comparazione sia con le scelte che la società contemporanea ci propone sia con le nostre personali opzioni quotidiane. E" indubbio che il successo, anche effimero e banale come un passaggio in televisione (persino svergognandosi in pubblico), è la stella polare a cui si sacrifica ogni cosa. In tutti gli ambiti l"ansia di emergere, di essere esaltato, di prevalere attanaglia la vita di tante persone, così come la paura dell"insuccesso e dell"essere dimenticati conduce non di rado alla disperazione. E" paradossale, ma spesso accade che la ricerca spasmodica di un gradino più alto faccia ruzzolare in modo clamoroso. Aveva ragione lo scrittore francese Julien Green quando annotava nel suo Diario: «Non potendo fare di noi degli umili, Dio fa di noi degli umiliati».
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