sabato 27 gennaio 2024
Seduta in soggiorno, in vestaglia, la parrucchiera che pettinava i tuoi capelli lunghi. Le amiche attorno, emozionate. In un vaso un gran mazzo di rose. Tu sorridente, luminosa, ormai che tutto era pronto. La parrucchiera imbastiva con pazienza una gran treccia, a ogni nodo dei piccoli fiori bianchi. Ti hanno aiutato le amiche a mettere il vestito, a chiudere la lunga fila di piccoli bottoni sulla schiena, a metterti il velo, attente a non calpestarlo. (Giugno dell’anno 2023, che lavorio femminile antico in quella stanza). Io, ero già in chiesa. Ho una foto in cui ti guardi allo specchio nell’ingresso e sorridi, un po’ stupita, alla giovane sposa che hai davanti. Ti ho visto andare lenta all’altare, al braccio di tuo padre. Un film velocissimo mi scorreva in testa intanto, ninna nanne, asilo, prime vocali vergate a matita. Un vago senso di irrealtà: già sposa? Ti ho vista uscire con tuo marito sul sagrato di San Marco, sotto a una tempesta di riso, in una folla di amici. Dopo tanti giorni di pioggia l’estate era arrivata finalmente, il sole a mezzogiorno altissimo. E il tuo velo candido che entrava a fatica nell’auto, che infine è partita. Eri già un’altra. Da quello specchio in casa mi guarda ancora il tuo viso di quel mattino di giugno, una bambina vestita da sposa. © riproduzione riservata
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