Affidarsi a Dio significa abbracciare l’amore vero
giovedì 6 febbraio 2025
Se si vive nella luce di Dio tutta la vita, anche nel momento estremo in cui ci viene chiesto di donare la vita, il pensiero e il cuore si rivolgono alla radice dell’unico vero amore. E proprio a questo amore infinito si affidò san Paolo Miki, non solo mentre andava verso il supplizio che lo attendeva a Osaka nel 1597 ma nell’intera sua vita, spesa come apostolo del Vangelo in mezzo alle comunità giapponesi, tra la sua gente. Nel momento del martirio assieme a lui venivano crocifissi tre gesuiti, cinque francescani missionari e 17 giapponesi terziari di San Francesco. Paolo Miki fu il primo religioso giapponese, nato a Kyoto nel 1556 e battezzato all’età di 5 anni. A 22 anni entrò tra i gesuiti, dedicandosi da subito alla predicazione: un impegno che includeva anche il dialogo con i buddhisti, nel quale Miki si distinse in maniera particolare. Tra il 1582 e il 1584 compì una visita a Roma assieme a una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi. Ma fu per volere dello stesso Shogun – diventato persecutore dei cristiani per motivi politici e culturali – che Miki fu arrestato nel dicembre 1596 a Nagasaki e ucciso poche settimane dopo. Le sue ultime parole furono pronunciate in latino: nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito. Altri santi. San Guarino di Palestrina, vescovo (1080-1158); san Francesco Spinelli, sacerdote (1853-1913). Letture. Romano. Eb 12,18-19.21-24; Sal 47; Mc 6,7-13. Ambrosiano. Sir 36,24-28; Sal 127 (128); Mc 6,33-44. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata
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