Ilaria Salis "salva" per un voto, cosa succede ora

La Commissione dice si all'immunità per l'eurodeputata. Ma il voto non mette fine alla vicenda e (forse) il 7 ottobre tocca all'Aula. Ppe decisivo. Salis: processatemi in Italia. L'ira di Budapes
September 22, 2025
Ilaria Salis "salva" per un voto, cosa succede ora
L'eurodeputa di Avs Ilaria Salis
Poche parole. Cariche di soddisfazione. «La commissione Juri ha deciso di difendere la mia immunità e l'indipendenza del Parlamento. E di respingere la richiesta di revoca avanzata dal regime ungherese. È un segnale importante e positivo. Ho piena fiducia che il Parlamento confermerà questa scelta nella plenaria di ottobre, affermando la centralità dello stato di diritto e delle garanzie democratiche». Dal Parlamento europeo è appena arrivato il segnale che Ilaria Salis aspettava. La commissione Affari giuridici ha bocciato la relazione che chiedeva di revocare l'immunità parlamentare della Salis per la presunta aggressione ad alcuni militanti neonazisti che sarebbe avvenuta in Ungheria a febbraio 2023. I voti a favore sono stati 12, quelli contrari 13. Il parere, quindi, è che Salis non debba andare a processo. Vicenda chiusa? No, vicenda aperta. Cerchiamo di capire. Punto uno: la Commissione Juri si è limitata ad approvare una relazione che adesso dovrà andare all'Aula per la decisione finale. È possibile che il voto si svolga tra due settimane, martedì 7 ottobre. Punto due: la richiesta era arrivata dal governo ungherese, che ha chiarito di voler far condannare Salis. Punto tre: il voto di oggi in commissione era solo il primo passo, la decisione finale la dovrà prendere l'Aula del Parlamento Ue e lì i giochi sono ancora tutti da scrivere: la sinistra si schiererà a favore di Salis, mentre l'estrema destra voterà contro; sarà quindi decisiva la posizione del Partito popolare europeo. Numeri alla mano, insomma, il voto del Partito popolare europeo sarà determinante anche qui. Ci sono, infatti, 235 europarlamentari di sinistra (che diventano 312 considerando anche i liberali di Renew) e 187 di estrema destra. Il Partito popolare, da solo, esprime 188 voti. È chiaro che se il Ppe si schiererà compattamente con la destra per chiedere la revoca dell'immunità parlamentare, otterrà la maggioranza senza problemi. Se invece almeno qualche decina di Popolari sosterrà Salis – magari per contrastare il governo ungherese di Viktor Orbán, come sembrerebbe essere avvenuto in commissione – il risultato sarà diverso. Se il Parlamento alla fine decidesse di sollevare Salis dall'immunità parlamentare su richiesta dell'Ungheria, l'eurodeputata sarebbe nuovamente sottoposta a processo. Il rischio maggiore, per la Salis, viene dal fatto che il processo si svolgerebbe proprio in Ungheria, dove il sistema giudiziario è fortemente condizionato dal governo.
Torniamo alla cronaca. Salis esulta e guarda avanti: «Difendere la mia immunità non significa sottrarmi alla giustizia, ma proteggermi dalla persecuzione politica del regime di Orban. Le autorità italiane restano libere di aprire un procedimento a mio carico, come io stessa auspico e chiedo con forza». Budapest ovviamente non ci sta e si fa sentire: «Chiunque cerchi di raggiungere obiettivi politici attraverso pestaggi, paura e violenza rientra nella definizione di terrorismo. Lo Stato ha il dovere di proteggere gli innocenti da tali minacce. Ilaria Salis e i suoi collaboratori sono arrivati a Budapest nel 2023 non per discutere, ma per colpire: aggredendo passanti innocenti, alcuni dei quali sono rimasti quasi senza vita. Le autorità l'hanno arrestata e incriminata, ma lei ha trovato rifugio dietro un mandato di Bruxelles». Le reazioni si accavallano. Salvini e Vannacci: è una vergogna, chi sbaglia non paga. Pd e sinistra invece parlano di vittoria dello Stato di diritto in Europa. Le reazioni sono scontate e contano poco. Conta quello che succederà il 7 ottobre. Conta il voto dell'Aula dell'europarlamento. Conta come finirà una vicenda di cui nella testa di molti restano alcune immagini: l'attivista italiana imprigionata per mesi in condizioni pessime mentre il processo andava avanti a rilento; portata in tribunale con catene al collo e ceppi, il governo Orbán che chiedeva a gran voce la sua condanna. Poi il voto europeo e Ilaria Salis è eletta nelle file di Avs. E ora? Ora Ilaria - spiegano i suoi legali - «non vuole sottrarsi dal processo ma da quel tipo di processo e da quelle condizioni disumane a cui è stata sottoposta per più di un anno». Insomma processo in Italia, non in Ungheria. E il fatto - insiste la difesa dell'eurodeputata italiana - che il «Parlamento ha preso atto che effettivamente ci sono problematiche già note per quanto riguarda la sussistenza in Ungheria dello stato di diritto e la possibilità quindi di eseguire un processo giusto ed equo nei confronti di un cittadino europeo fa guardare con fiducia al voto decisivo di ottobre».

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