lunedì 28 novembre 2022
Il Papa:«Ho anche pensato di viaggiare, ma se lo faccio vado da Mosca a Kiev». La presidenza russa: «Apprezziamo la proposta, però incontra l’ostilità ucraina». Duri commenti di Maria Zakarova
«La Santa Sede pronta a mediare»

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La Santa Sede è pronta a offrire la propria mediazione, e anche un luogo per le trattative, pur di mettere fine alla sanguinosa guerra in corso in Ucraina.

Nell’arco di 12 ore una doppia conferma in tale senso, e ai massimi livelli, è giunta da due interviste. Quella di domenica a Tgcom24 del “ministro degli Esteri” vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. E soprattutto quella del Papa alla rivista dei gesuiti America, diffusa lunedì. Francesco, anzi, ha aggiunto che questa offerta di mediazione è valida, anche se ovviamente la situazione gli è ben chiara. Con un «popolo martirizzato» da una parte e «qualcuno che lo martirizza dall’altro» e con episodi di crudeltà da parte di quella parte delle truppe russe provenienti da alcune regioni come la Cecenia. Il che ha suscitato una dura presa di posizione di Mosca. Ma andiamo per ordine e vediamo di ricostruire le dichiarazioni che si sono succedute nelle ultime ore e che potrebbero far intravedere una possibilità negoziale.

Il primo a confermarla è stato, come già detto, monsignor Gallagher. «La Santa Sede e il Papa in persona – queste le sue parole di domenica – sono sempre stati disponibili dall’inizio della guerra ma finora non c’è stata una risposta concreta. Nonostante ciò, la Santa Sede rimane sempre a disposizione. E se fosse opportuno e necessario offrire gli spazi del Vaticano, come abbiamo fatto anche nel passato, credo che il Santo Padre accoglierebbe molto positivamente questa idea». L’arcivescovo ha quindi precisato che la volontà di negoziare deve venire dalle due parti in conflitto.

Nelle ore successive ha risposto il portavoce della presidenza russa, Dmitrij Peskov: «Bene le iniziative di mediazione da parte di Stati terzi, a partire da quella della Santa Sede. Ma queste proposte – a suo dire – si scontrano con una posizione ostile del governo ucraino».

Quindi, nella mattinata di lunedì è stata diffusa l’intervista del Papa che ha ribadito la volontà di mediazione della Santa Sede. La cui posizione, ha detto, «è cercare la pace. La diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, ovviamente, è sempre disposta a mediare». Francesco ha poi aggiunto: «Ho anche pensato di viaggiare, ma ho preso la decisione: se viaggio, vado a Mosca e a Kiev, non solo in un posto. E non ho mai dato l’impressione di coprire l’aggressione. Ho ricevuto qui in questa sala, tre o quattro volte, una delegazione del governo ucraino. E lavoriamo insieme». Alla domanda perché non nomini Putin, ha quindi risposto: «Perché non è necessario; è già noto. Tuttavia, a volte le persone si attaccano a un dettaglio. Tutti conoscono la mia posizione, con Putin o senza Putin, senza nominarlo». Papa Bergoglio ha anche ricordato la sua visita all’ambasciata russa presso la Santa Sede, il secondo giorno di guerra: «Un gesto insolito perché il papa non va mai in un’ambasciata. E lì ho detto all’ambasciatore di dire a Putin che ero disposto a viaggiare a condizione che mi concedesse una piccola finestra per negoziare. Lavrov, il ministro degli Esteri ad alto livello, ha risposto con una lettera molto carina dalla quale ho capito che per il momento non era necessario». Ma sul fronte del lavoro per la liberazione dei prigionieri, sia civili che militari, «la risposta del governo russo, è sempre stata molto positiva», ha aggiunto il Pontefice.

Spostando infine il discorso sulla parte ucraina, Francesco ha fatto notare: «Parlo di un popolo martirizzato. Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza. Parlo della crudeltà perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano. In genere, i più crudeli sono forse quelli che sono della Russia ma non sono della tradizione russa, come i ceceni, i buriati e così via. Certamente, chi invade è lo stato russo. Questo è molto chiaro. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto di condannare in generale, anche se è risaputo chi sto condannando. Non è necessario mettere nome e cognome».

Queste parole però non sono piaciute a Mosca. «Non si tratta neppure più di russofobia, ma di perversione della verità», sono le gravi parole della portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, come riporta l’agenzia Tass. Dichiarazioni che evidentemente si commentano da sole.

QUI L'INTERVISTA DEL PAPA (in inglese)

QUI LA TRADUZIONE DI AMPI STRALCI DELL'INTERVISTA DEL PAPA SU VATICAN NEWS

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