Tutti o nessuno
domenica 28 novembre 2021

Ce lo aspettavamo e avevamo avvertito che senza una vaccinazione diffusa in tutto il mondo sarebbero emerse varianti virali più contagiose e pericolose. È successo con la variante Delta che ha cambiato le regole del gioco riprecipitando molti Paesi in una situazione persino peggiore rispetto alle prime ondate, con un numero di casi in crescita esponenziale e, dove le coperture vaccinali non sono soddisfacenti, con un numero elevatissimo di morti. È il caso di tutta l’Europa orientale, ma anche parzialmente di quella settentrionale, dove le autorità di governo non hanno agito con prontezza e decisione.

Sì, perché appare incredibile, ma a distanza di due anni dall’esordio di questa pandemia la maggior parte dei governi non ha ancora capito che il Sars-CoV-2 va anticipato e non inseguito e che ogni giorno in cui si discute e non si agisce si spalanca al virus un portone per danneggiare la salute dei cittadini, distruggere l’economia, destabilizzare le menti. Sì, perché con l’aumento dei casi sono tornati in molti Paesi i lockdown, il blocco dei voli, la chiusura di attività non essenziali, il ricorso massiccio allo smart working e alla didattica a distanza, come se il tempo fosse passato invano e non avessimo appreso nessuna delle lezioni della pandemia.

E ora in uno dei Paesi simbolo delle disuguaglianze, il Sudafrica, emerge una ulteriore variante sulla cui aumentata virulenza e patogenicità ancora non possiamo esprimerci, ma che a prima vista suscita notevoli preoccupazioni per la numerosità delle variazioni del genoma virale, ben 32; per la rapidità sconcertante con cui si è diffusa, in sole due settimane da 0 al 30%; per la contagiosità spiccata, di gran lunga superiore alla variante Delta che già ci stava mettendo in difficoltà.

Fino a quando si continuerà a non capire che se non vaccineremo tutti e in tutti i Paesi del mondo continueremo per anni ad avere un’alternanza di ondate pandemiche che disgregheranno ineluttabilmente le nostre società, aumentando instabilità socio-economiche e disuguaglianze?

«Date i vaccini all’Africa, o il mondo non si salverà dal Covid»: è questo l’allarme lanciato da Githinji Gitahi, direttore di Amref Health Africa e responsabile della nuova Commissione africana di risposta al Covid-19, perché questa è una pandemia globale. E siccome il mondo è interconnesso nessuno può sentirsi al sicuro fino a che tutti non sono al sicuro. «Non serve proibire i voli dal Sudafrica, come state facendo. Non serve sbarrare le porte e le finestre, perché comunque il virus troverà la sua strada. La strategia più efficace – oltre che la più etica – è assicurarsi che tutti siano vaccinati».

Ma non è solo l’Africa, sono i grandi Paesi poveri del Sud del mondo che pur avendo la maggior parte della popolazione mondiale hanno avuto, a tutt’oggi, solo il 3% delle dosi di vaccino. Certo il G20 a presidenza italiana si è posto l’obiettivo di vaccinare almeno il 70% della popolazione mondiale entro il 2022, ma esso potrà essere raggiunto solo se si darà la possibilità ai Paesi africani e asiatici di produrre più dosi di vaccino per la propria popolazione.

Proprio il Sudafrica, insieme all’India e all’Indonesia sarebbero già in grado di farlo, ma la loro azione è bloccata dagli egoismi e dai calcoli affaristici che a tutt’oggi hanno impedito l’applicazione delle clausole dei Trattati commerciali che consentirebbero la deroga ai brevetti sui rimedi anti-Covid. Lungi da noi l’idea di compromettere la ricerca e l’innovazione delle imprese private che investono importanti risorse e che vogliono ritorni su questi investimenti, è questo che ha fatto progredire ricerca scientifica e prosperità economica in tempi ordinari. Ma questi non sono tempi ordinari e la straordinarietà della pandemia richiede decisioni eccezionali, quelle peraltro auspicate dalla Presidenza americana che per la prima volta nella storia di quel Paese, da sempre contrario a ogni limitazione della libera intrapresa, ha auspicato – in sintonia con il Papa e con la Segreteria generale dell’Onu – una sospensione temporanea dei brevetti seguita da un tempestivo trasferimento tecnologico che consenta di produrre i miliardi di dosi di vaccino per farci uscire dalla pandemia.

Ed è incomprensibile la resistenza di Unione Europea e Giappone a questa richiesta. Se si lascia una parte del mondo senza protezione, il virus continuerà a mutare. L’unico modo per proteggersi è proteggere tutti. La variante Omicron è la nuova minaccia per tutti, e ce ne saranno altre. Non bastano le iniziative diplomatiche o le donazioni, bisogna prendere decisioni radicali e bisogna farlo subito. Sarebbe anche il caso di far leva sulla razionalità e non sull’emotività o sulla tutela di interessi di parte. Dobbiamo prepararci a un lungo e difficile inverno smettendola di pensare che è possibile convivere con il virus se questo significa centinaia di migliaia di morti, quelli che l’Oms paventa per l’Europa da qui a febbraio. I vaccini anticoronavirus sono stati un miracolo scientifico, ma non sono infallibili e da soli non bastano, quando i politici per blandire i propri elettori non attuano le misure in modo adeguato e tempestivo preparano per i propri Paesi infelicità ravvicinate.

A meno che non usiamo in modo razionale e coordinato tutte le armi che abbiamo: vaccini, distanziamento, mascherine, igiene, ventilazione dell’aria, trascorreremo i prossimi anni in un’alternanza di picchi epidemici che metteranno a dura prova la nostra resistenza fisica e psichica. Confidiamo nell’intelligenza umana, anche se in questi momenti di prolungata inazione ci vengono in mente i dubbi sollevati a proposito da Albert Einstein: «Ci sono solo due cose infinite, l’Universo e la stupidità umana, ma sul primo ho ancora dei dubbi». Speriamo che non sia così.

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