domenica 14 dicembre 2014
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Non tutti i postini saranno come Ruoppolo Mario, alias Massimo Troisi nel film diretto da Radford e tratto dal romanzo di Skármeta. Per Pablo Neruda, in esilio su un’isola di pescatori, il postino è il collegamento con il mondo, e molto di più: un amico, un compagno, il tramite che permette al poeta di diventare parte della comunità. Oggi Neruda smanetterebbe su Facebook? Non avrebbe più bisogno del postino? No, ne avrebbe bisogno quanto prima. E avrebbe bisogno pure della carta e dell’inchiostro e della loro 'vita' tra le dita.  E noi, oggi, abbiamo bisogno della posta e dei postini? In Italia le Poste, con la 'p' maiuscola, hanno mutato pelle. Non vendono più soltanto francobolli e non consegnano più soltanto la posta a parenti, amici, clienti. Piazzano prodotti finanziari, sono di fatto banca, vendono libri, giocattoli, gadget. Nel mutar pelle, però, le Poste rischiano di dimenticare che hanno un’anima. E una missione, che è il senso di ogni lavoro e di ogni impresa.  La sensazione è che le Poste si stiano dimenticando della posta. Sensazione sgradevole anche perché la legge di stabilità 2015 prevede (perdonate il burocratese, che non è nostro) «misure di razionalizzazione del servizio e di rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull’intero territorio nazionale», oltre a una «nuova determinazione delle tariffe». In altri termini, posta più lenta, più limitata, più cara. Brutta storia. Il caso dei giornali (specie del nostro: 'Avvenire' è primo per abbonamenti cartacei e tra i pochi italiani a puntare da sempre su questa forma di diffusione molto radicata in altre parti d’Europa ) è noto e clamoroso. Noi che lo scriviamo e stampiamo, voi che lo leggete e che vorreste riceverlo a casa, e per questo in tanti vi abbonate anche alla consegna postale (l’alternativa è la consegna in edicola), paghiamo un servizio che promette quel che non garantisce. Poveri noi. E povero postino, ieri protagonista della vita comunitaria, colui che di casa in casa imbuca, suona campanelli, saluta, scambia parole e dà un contributo decisivo al tessuto connettivo della comunità, specialmente in un’Italia fatta per la maggior parte di borghi, di paesini. Ridateci Mario il Postino, signori delle Poste. E tornate a consegnare la posta. In milioni aspettano. Fatelo, e saranno ancor meglio disposti verso i vostri prodotti 'altri'. Ve lo raccomandiamo, confidando in una ricevuta di ritorno che non sia una scusa.
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