mercoledì 7 settembre 2011
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C'è qualcosa di strano, che aleggia attorno al decimo anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. Ha cominciato lo scorso 5 agosto l’associazione American Atheists con una sorprendente azione legale. Patrocinata dal noto avvocato Edwin Kagin, fondatore del Quest Camp, primo campo estivo per ragazzi atei, e vincitore nel 2005 e 2008 del premio «Ateo dell’Anno», l’American Atheists si è rivolta all’autorità giudiziaria per chiedere la rimozione della grande croce che campeggia a Ground Zero. Sì, proprio quella croce formata da due putrelle d’acciaio che Frank Silecchia, uno dei volontari che per mesi ha lavorato a rimuovere corpi e macerie in quell’area, scoprì tra le rovine delle Torri il terzo giorno dopo l’attacco.Ai piedi di quella croce si sono spesso radunati gli eroici pompieri di New York, e in tanti hanno pregato per le anime di tutte le vittime coinvolte nell’immane tragedia dell’11 settembre 2001. Quella croce è oggi oggetto di una controversia giudiziaria intrapresa in nome del sempre più abusato «criterio di laicità», quello che ha fatto dichiarare a Dave Silverman, presidente dell’American Atheists, che il simbolo religioso posto a Ground Zero «deve ritenersi incostituzionale, in quanto viola il principio di separazione tra Stato e Chiesa». Come se nulla valesse il fatto che proprio quella croce abbia rappresentato e rappresenti per (quasi) tutti i newyorchesi il simbolo della speranza, della rinascita e della vittoria della vita sulla morte.È poi seguita, nelle settimane successive all’iniziativa legale, una serie di incomprensibili polemiche sulla presenza cristiana nell’area in cui sorgeva il Word Trade Center, fino all’inspiegabile decisione del Comune di New York di non far partecipare nessun religioso, né di far recitare alcuna preghiera alla commemorazione funebre che si svolgerà il prossimo 11 settembre. In tutto questo assurdo accanimento contro ogni possibile riferimento religioso, parole di buon senso sono state espresse da John Long, direttore della Federazione dei Cappellani dei Vigili del Fuoco per il Medio Atlantico, in un’intervista rilasciata al Christian Post: «Non può esistere nemmeno una commemorazione funebre senza religione. Se non ci fosse Dio e il suo disegno sull’uomo, non avrebbe neppure senso iniziare un servizio funebre». E qui sta il punto.Com’è possibile sopportare una tragedia come quella delle Torri Gemelle, se non riconoscendo l’esistenza di un Mistero buono, capace di far intravedere una prospettiva positiva anche di fronte al dolore più straziante, capace di donare una speranza anche dinanzi alla più cupa disperazione, capace di essere una Presenza vincitrice sulla morte e sul male, una Presenza cui l’uomo può affidare il suo desiderio di vita e la sua sete di significato? Senza tale prospettiva, l’ultima parola spetterebbe alla morte, al vuoto, al nulla. E allora, solo allora, come avverte il cappellano John Long, commemorare i defunti sarebbe un atto senza senso.
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