Il Meeting di Rimini e il vero contenuto
sabato 1 settembre 2018

Caro direttore,

prendo spunto dall’articolo di Paolo Viana in 'Avvenire' di sabato 25 agosto 2018 «Incontro, ascolto, amicizia: ciò che troppi non vedono. Quel che il Meeting dimostra». Concordo con l’incapacità di gran parte del sistema mediatico di leggere, capire e raccontare ciò che avviene davvero nella società italiana, ma a mio avviso, per la parte che lo riguarda, il Meeting di Rimini ne è in un certo qual modo corresponsabile. Se gli organizzatori non hanno modificato le modalità negli ultimi anni, generalmente l’ospite di turno appena arriva viene dirottato verso la conferenza stampa con i giornalisti, poi partecipata all’incontro di cui è protagonista e se ha tempo effettua anche una visita al Meeting. In questo modo il Meeting si offre come campana di risonanza di quanto l’ospite vuole dire, e i giornalisti rilevano questo, per poi non partecipare agli incontri e quindi non riferire quanto effettivamente ha prodotto quell’incontro/ confronto coi partecipanti al Meeting. Proporrei di cancellare la conferenza stampa ante incontro, così come le interviste flash ai relatori mentre si avviano alla sala dell’incontro: forse ci sarà una minore partecipazione di relatori (non potranno portare acqua al loro mulino) e minore risonanza, ma quanto uscirà sui media sarà la realtà del Meeting, sarà quanto il dialogo, il confronto e il dibattito hanno effettivamente prodotto, e non una sciatta sequenza di slogan già noti, che non hanno nulla a che fare con il Meeting.

Luigi Dall’Osso Imola (Bo)

Non ho titolo per rispondere, gentile e caro amico, ma apprezzo il tono della sua riflessione. Posso però dirle che la mia esperienza da ospite e relatore al Meeting 2018 è cominciata con una bella immersione tra stand e sale convegno e con la visita della coinvolgente mostra dedicata a Giobbe. Il pubblico dibattito è venuto poi...

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