sabato 17 luglio 2010
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Il persistente, intenso, afoso caldo mediterraneo che grava sul nostro Paese in questi giorni ha radici nel Sahara occidentale, ed è esteso, attraverso l’Europa danubiana, fino alla Polonia. La gente ne parla spesso, e per questo i media collocano l’argomento in spazi di rilievo. Ma la situazione è veramente così anomala o non c’è una componente di esagerazione? Proviamo a fare qualche considerazione.Partiamo dalle unità di misura, perché per parlare di una caratteristica fisica (in questo caso la temperatura) occorre misurarla sempre con le stesse unità. Da alcuni anni è invalso l’uso di riferirsi alla «temperatura percepita», un valore che tiene conto sia della temperatura misurata dal termometro sia dell’umidità relativa, molto importante per la sensazione di disagio estivo. Per fare un esempio, un valore strumentale di 32 gradi abbinato a un’umidità del 70% equivale a una temperatura «percepita» di 41 gradi. La differenza tra i due risultati è notevole, pari a ben 9 punti. Per una persona di mezza età, abituata a ragionare con il solo termometro e non al corrente dell’altro sistema, la cifra che arriva è fonte di confusione.Seconda riflessione. In primavera l’Europa ha subìto le conseguenze dell’eruzione del vulcano islandese. Per quanto le ceneri e le goccioline acide non abbiano superato la soglia della stratosfera (se l’avesse fatto gli effetti sarebbero stati molto più persistenti), l’eruzione ha provocato un temporaneo raffreddamento dell’aria (per circa un bimestre). Questo dato e le copiose precipitazioni hanno proiettato temporaneamente l’Europa in un clima invernale, insolito e in contro-tendenza rispetto all’andamento climatico degli ultimi decenni. Si può dire che il vulcano ha per un po’ "mascherato" il ben noto fenomeno del riscaldamento globale. Ma cessata ormai l’azione frenante, tutto procede come prima. I più recenti rapporti confermano una situazione seria, che richiede robusti interventi con un deciso cambio nelle politiche energetiche. Gli ultimi 20 anni hanno annoverato i 10 più caldi da quando esistono i termometri di Galileo. E l’Italia si è distinta nella classifica di accelerazione del calore, con un incremento di 1,3 gradi rispetto alla media dell’ultimo secolo (contro un aumento medio globale di 0,7).Un’ultima considerazione va svolta sull’opportunità di allarmare inutilmente la parte più sensibile della popolazione (anziani, cardiopatici, affetti da problemi di equilibrio tiroideo...). Premesso quanto detto sopra, che faccia molto caldo tra luglio e agosto è un fatto che non deve sorprendere più di tanto. Semmai, la notizia vera è stata la primavera fredda e assai piovosa, non il temporaneo fastidio del periodo canicolare. Dispensare consigli del tipo "non uscite nelle ore centrali della giornata" mi sembra inutile e persino stupido. Andrebbero dette, piuttosto, cose meno risapute: per esempio che non è consigliabile frequentare in questi giorni i parchi e le zone verdi, perché ricche di ozono (un gas che dà problemi nella stratosfera se è in difetto mancando la protezione dai danni dell’ultravioletto, ma che richiede attenzione anche nei bassi strati se in eccesso, perché provoca problemi respiratori e dà bruciore agli occhi).Uno sguardo ora alle prospettive. Sono in vista acquazzoni al Nord e poi lungo le regioni adriatiche e appenniniche del Centro-Sud. Quanto al caldo, è probabile una temporanea attenuazione fino alla metà della prossima settimana. Poi una ripresa del disagio, fino al 25 circa. Da lunedì 26 luglio è possibile una situazione meno pesante. Ma è un traguardo che va al di là della settimana ed è dunque opportuno riaggiornare i calcoli.
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