sabato 21 giugno 2014
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Anche il Fisco "cambia verso", per usare lo slogan renziano. La rivoluzione copernicana avviata ieri dal governo, con l’annuncio che dal 2015 la dichiarazione dei redditi precompilata sarà spedita a casa (anche se in realtà in via telematica) a 30 milioni d’italiani, segna una svolta nel rapporto fra lo Stato e i contribuenti. Diciamolo in premessa: non ci voleva un genio (e nemmeno Matteo Renzi) per decidere quello che avviene da anni in altri Paesi europei. Il merito principale del premier, ancora una volta, sta nel metodo: lui prefissa un obiettivo, costringendo poi un’amministrazione in genere riottosa a "galoppare" per rispettarlo. Le difficoltà applicative non mancheranno. Di fatto però è già da tempo che, grazie al potenziamento delle banche-dati informatiche, l’amministrazione finanziaria può disporre dei dati essenziali relativi a ogni contribuente: il reddito comunicato dal sostituto d’imposta, il possesso di case e terreni censiti dal Catasto, i dati su mutui, assicurazioni e contributi previdenziali in mano a banche e assicurazioni, ecc. Il problema sta (era fino a ieri) nella volontà politica di trattare con più rispetto il cittadino- contribuente. Lontano dai 'modelli lunari' degli anni ’90 e dai recentissimi, ripetuti ingorghi fiscali che hanno trasformato il pagamento delle imposte in una corsa a ostacoli. Originata dal vizio di fondo del nostro sistema tributario: la reciproca mancanza di fiducia tra Fisco e contribuenti. Ora, però, è vitale che questo primo passo non rimanga isolato. File e caos a parte, troppi sono stati negli ultimi anni i casi di violazioni dello Statuto del contribuente, a esempio con l’applicazione retroattiva di norme. Il "730 a domicilio" segnerà un cambio di marcia anche nella lotta all’evasione: chi infatti accetterà l’imposta precalcolata dal Fisco, senza ulteriori variazioni, «potrà dormire sonni tranquilli», come ha detto il ministro Boschi. I controlli 'ex post' saranno concentrati sugli altri. E questo può rappresentare una 'tentazione' per gli evasori, che faranno di tutto per ricadere nella prima ipotesi (anche se non saranno "al riparo" per altre clamorose anomalie fiscali). La svolta, in ogni caso, è indubbia. Ora c’è da sperare che ce ne sia una anche sulla Tasi, imposta su cui lo stesso premier ha ammesso di «averci capito poco». Figurarsi gli italiani.
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