Il Dio bambino spinga tutti ad ascoltare la voce dei piccoli
venerdì 23 dicembre 2022

Natale. Dio che si fa bambino ricorda agli uomini che al centro dei loro pensieri, dei loro interessi, dei loro affetti, dei loro studi debbono esserci i bambini. Che prima dei loro diritti – legittimi, sacrosanti – vengono quelli – inalienabili – dei bambini. Il Dio piccino ricorda agli adulti che se un solo bambino dovesse rischiare di morire o rimanere mutilato a causa di una bomba stupida sganciata in una guerra criminale, quella guerra, a tutti i costi, deve essere evitata. Il nostro Gesù Bambino annega insieme ai bambini nelle acque gelide di una lingua di mare costretta a uccidere e sommergere.

Gli uomini. Possiamo riempirci le tasche e le banche di lingotti d’oro, impossessarci delle braccia, del tempo e dei sogni dei fratelli, la nostra sarà sempre e solo una fatica inutile. Il neonato che giace nella mangiatoia chiede a chi lo ama di custodire, difendere, amare i minori. È nato. Che Grazia. Se non avesse squarciato i cieli, avanzeremmo ancora a tentoni. Se non fossi nato non starei a scrivere queste righe. Se non foste nati non avreste potuto essere quello che siete.

Tutto ha inizio col nascere e prima ancora con l’essere stati generati. Miracolo immenso. Siamo nati senza averlo chiesto, andremo via anche se non lo vogliamo. La vita. È tua, non fartela rubare. Non permettere a nessuno di ipotecarla. Per goderne appieno, conviene prendere solo il necessario. Non farti ingannare dal demone della quantità «Ciò che non mi serve mi pesa» diceva Madre Teresa. Verità che illumina e libera. Lo zaino sovraccarico mi affatica inutilmente, mi ruba tempo ed energie, mi rallenta il passo. Ricorda: la gioia non scaturisce dalle cose possedute, ma dalle persone amate. È, quindi, a portata di mano, attende solo di essere raccolta. Ama. Anche tu hai tanto da donare. Fallo. E donando – i beni, il tempo, te stesso – ti ritroverai.

Impariamo dal Dio bambino. È nato, indifeso e nudo, proprio come noi. Come noi ha pianto, ha succhiato il latte dalle mammelle della mamma, ha imparato a camminare e studiare, a essere riconoscente, a pregare. Lui come me, io come Lui.

Fisso lo sguardo sul presepe e le vertigini non tardano ad arrivare. Quante domande cui non so dare una risposta, quante perplessità, quanta rabbia, quanta riconoscenza. Quanta gioia, quanta nostalgia, quanto rammarico, quanta preghiera. Quanta dolcezza nel sentirmi compreso, amato, perdonato. Che strana sensazione, mi sento inquieto e in profonda pace. Vorrei essere con chi è stato trascinato suo malgrado al fronte dove, impietosa, la guerra distrugge tutto ciò che incontra al suo passaggio. Vorrei essere là, con chi soffre, per curare i malati, consolare i moribondi. Per benedire i morti e dare loro degna sepoltura. Per cantare con i bambini devastati e tristi i canti dolci di Natale… Vorrei essere accanto a don Mattia e ai volontari sulla nave amica che non salpa per pescare, ma per strappare alla morte gelida i figli dell’unico Signore della storia. Vorrei, come loro, sentire scorrere nelle mie vene il terrore di essere inghiottito dalle onde infami.

È Natale. Com’è diverso il Natale di quest’anno da quello degli anni passati e da quelli che verranno. Come sono diverso io. Tutto è bello a Natale, la Messa della notte, i regali, l’albero luccicante, i dolci, la cena in famiglia. Ma è quel bimbo adagiato sulla paglia che mi toglie il respiro e il sonno. E, con insistenza, mi chiede di farmi bambino con i bambini. Natale, che rivoluzione. Riusciremo mai a comprenderne la portata? Dal giaciglio divino arriva come un grido che mi perfora le orecchie. Fermati, uomo! Fermati! Fammi felice: « Dammi il tuo cuore». E impossessati del mio. Corri, ti prego. Fa presto, non indugiare. Corri a liberare i miei bambini – innocenti tabernacoli viventi – dalla schiavitù che li umilia e li distrugge. Strappali dalle mani dei tanti carnefici che ne fanno incetta. Corri, non aver paura.

Ti chiamano, non senti? Hanno fiducia in te, ti aspettano. E con loro, ti sto attendendo anch’io. Buon Natale a tutti.

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