martedì 26 gennaio 2016
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Siamo appena usciti dal tunnel degli insulti omofobi del tecnico del Napoli Maurizio Sarri a quello dell’Inter Roberto Mancini che subito ripiombiamo nella spirale del razzismo in campo. «Stai zitto, zingaro di m...!», ha urlato in “mondovisione” il capitano romanista Daniele De Rossi rivolgendosi al croato della Juventus Mario Mandžukic. Luca, il figlio di un capitano vero della Roma quale è stato Agostino Di Bartolomei, in merito ha prontamente postato sul web: «L’insulto di De Rossi fa schifo, si vergogni». Ci associamo all’indignazione. Ma non ci pare dello stesso avviso l’allenatore della Roma Luciano Spalletti che minimizza: «La prossima volta dirò a De Rossi di mettersi la mano davanti alla bocca». Ricordiamo a Spalletti che in un calcio ormai a uso e consumo della tv a pagamento non basta sfuggire alle telecamere per nascondere il razzismo, anche solo verbale. Ed è assurdo che la prova tv in questo caso non faccia prova. Così come non è accettabile il pensiero dell’allenatore della Juventus Max Allegri e dell’ex ct Marcello Lippi, che liquidano la pratica con «in campo i giocatori se ne dicono tante...». De Rossi che con i 6,5 milioni di euro di ingaggio è il calciatore più pagato in Italia, anche se provocato dal ruvido Mandžukic certe uscite razziste non può assolutamente permettersele.  Nella settimana che porta alla 'Giornata della Memoria', non sembri eccessivo ricordare a De Rossi che nell’Olocausto oltre  cinquecentomila 'zingari' sono morti nei campi di concentramento nazifascisti. Mancini e Sarri si sono appena scambiati la sciarpa della pace, quella solidale (il ricavato della vendita va a un orfanotrofio delle suore di Betlemme) in cui è stampato in tutte le lingue il Totus Tuus. Invitiamo De Rossi e Mandžukic a fare lo stesso, magari a scambiarsi due libri. Il croato potrebbe regalare al capitano della Roma la storia del pugile sinti Johann Trollmann (scelga tra Razza di zingaro di Dario Fo e Alla fine di ogni cosa di Mauro Garofalo), morto nel 1943, a 36 anni nel lager di Neuengamme; e De Rossi ricambiare con le Poesie di Trilussa, leggendo assieme e mandando a memoria quel passo della Ninna nanna della guerra in cui si dice: «Rivedremo li sovrani / che se scambieno la stima / boni amichi come prima».
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