giovedì 12 giugno 2014
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​Caro direttore,
grazie per la sua risposta alle lettere in pagina il 29 maggio scorso e per i precedenti interventi di “Avvenire”, fra i pochissimi a riproporre il tema del (mal)trattamento fiscale delle famiglie. Le fornisco un’altra storia vera, documentabile, su come l’Italia penalizza le famiglie monoreddito. Dopo anni di impegno e risultati sempre migliori a salario bloccato, ottengo un aumento di stipendio che vale ben 123€ al mese, lordi. Con la nuova busta paga scopro però che 45€ sono assorbiti dalla corrispondente crescita di Irpef e contributi previdenziali, mentre altri 76€ sono cancellati dalla perdita di detrazioni per i familiari a carico (moglie + cinque figli minori) perché con il nuovo totale lordo passo in una fascia nella quale gli importi sono inferiori. Per inciso, resto con 45€/mese di detrazioni fiscali per ogni figlio a carico… non ci paghiamo neppure metà della mensa scolastica. Del mio sudato aumento resterebbero quindi 2,228 (duevirgoladuecentoventottoto) euro per guardarli con ottimismo, ma… Ma malauguratamente quest’anno l’addizionale comunale Irpef è più elevata, quindi il netto mi porta d’ora in avanti una diminuzione di stipendio di 12 euro! Insomma, il mio merito è premiato con la soddisfazione di pagare tasse e tariffe maggiori. Certo, anche tariffe, perché in compenso il lordo crescente dello stipendio sarà calcolato come reddito disponibile nel nuovo Isee, che continuando ad attribuire coefficienti ridicoli ai figli a carico ci porterà in fasce più alte per il costo dei servizi scolastici e della sanità e ci allontanerà ulteriormente dall’accesso alle poche agevolazioni esistenti per bollette, libri di testo, tasse rifiuti. Decisamente, per guadagnarci, avrei dovuto impegnarmi non nel mio lavoro, ma trovarne un altro, anche serale in pizzeria, purché beninteso “al nero”, com’è ormai logico in questo amaro Paese. Riuscirà, lei, a farlo finalmente capire a chi ci governa? Sarebbe sì un vero cambiamento epocale.
Andrea Frassinetti
Ecco un’altra impressionante storia di ordinaria mortificazione (non solo fiscale) delle famiglie con figli… Grazie, caro signor Frassinetti, per averla condivisa così efficacemente con noi. Spero che anche questa istruttiva e sconcertante vicenda serva da pro memoria a chi siede in Parlamento e al Governo in un momento in cui gli occhi di una parte del mondo politico sembrano – sembrano! – cominciare ad aprirsi davvero su questi ingigantiti problemi e queste infinite ingiustizie e qualcosa – e anche più di qualcosa – comincia a essere inserito non soltanto in programmi buoni appena per le campagne elettorali, ma nell’agenda dei lavori parlamentari. Forse il disinteresse per la famiglia «cellula fondamentale» della società sta per finire. Non è mai troppo tardi. E non sarà mai abbastanza benvenuta l’attuazione dei princìpi che la Costituzione solennemente afferma e che la fatica mal considerata di tante famiglie reclama. L’unica loro “colpa” è quella di costruire il futuro umano della nostra comunità nazionale: si può continuare a penalizzarle e a irriderle per questo?
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