mercoledì 4 luglio 2012
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​Gentile direttore,
qualche sera fa ho ascoltato un telegiornale che mi ha fatto saltare la mosca al naso: si parlava dell’ennesimo "falso cieco" scovato dai carabinieri; ma non è questa la ragione che mi ha fatto infuriare – anzi, magari li beccassero tutti e dirottassero il ricavato al miglioramento delle nostre prestazioni –, ma le ragioni che hanno addotto per giustificare la falsità dell’invalidità: 1) il "cieco" giocava a scopone con gli amici. Quasi tutti noi sappiamo giocare a scopone scientifico e se non giochiamo con gli amici, è difficile che da soli ce la caviamo proficuamente; talvolta vengono anche organizzati dei tornei a livello nazionale con tanto di eliminatorie provinciali e regionali da parte della nostra associazione; nessuno vieta a un cieco di partecipare a un qualsiasi torneo di scopone in un qualsiasi bar paesano, salvo i piccoli accorgimenti del caso; 2) il "cieco" si era sagacemente munito di un bastone bianco che però usava solo come appoggio. Il nostro bastone non regge a lungo come appoggio perché la sua funzione è diversa; forse era un bastone per gli anziani e allora può darsi! Ma certamente la falsità non deriva da quello; 3) il "cieco" è stato sorpreso a dare delle precise informazioni stradali. Se io ho mai avuto delle precise informazioni stradali, le ho avute da un cieco, e molto più precise e dettagliate che da un vedente come è ovvio che sia; noi abbiamo necessità di sapere e sappiamo, per noi e per gli altri, con estrema precisione tutti i riferimenti del punto che cerchiamo, per individuare esattamente il negozio, la fermata d’autobus, la via, il semaforo ecc. 4) il "cieco" passeggiava tranquillamente da solo per la strada. Come si fa ad affermare che uno è tranquillo per la strada! Anch’io riesco a passeggiare e a spostarmi per la strada, ma che lo faccia da tranquillo credo di saperlo solo io e non il giornalista che eventualmente mi guarda; e poi, sembra proprio così strano?
Spesso mi riconosco in tutti questi gesti descritti come prove impossibili per un cieco, le faccio quotidianamente e come me le fanno centinaia di altre persone senza che nessuno con un minimo di conoscenza del problema si stupisca più di tanto. La considerazione che mi viene da fare ascoltando queste notizie è che il giornalista mediocre – abbastanza presente nei media parlati e stampati e desideroso di mostrare la sua capacità investigativa – vada cercando esclusivamente le notizie che fanno sensazione al grande pubblico, ma che ormai sono insopportabilmente fastidiose perché non sono vere e si offendono gli altri invalidi senza alcuno scrupolo.
Ringrazio per la pazienza di leggere queste righe semplici, ma io sono stufo di ascoltare queste cose, senza parlare della delicatezza del linguaggio usato che a me fa l’effetto della carta vetrata sulla pelle.
Renzo Cipriani, un cieco vero, ma indipendente
A me, gentile signor Cipriani, sentir parlare o veder scrivere con leggerezza infelice di cose che si conoscono solo per sentito dire o che semplicemente si ignorano fa esattamente lo stesso effetto da lei descritto: carta vetrata sulla pelle. E facendo prima di tutto l’esame di coscienza (o, se vuole, una sana autocritica) non ho difficoltà ad ammettere che di inesattezze e indelicatezze ce ne sono tante, troppe, nelle cronache di ogni giorno. È lo strano paradosso di un tempo che, pure, è ossessionato dal "politicamente corretto". O forse ne è semplicemente la faccia più rivelatrice: sotto la maschera, a volte proprio nulla. Non amo i fariseismi e credo che nessuna parola umana sia indegna se usata in modo giusto e serio, proprio per questo credo anche che ci sia molto da lavorare per rimettere armonia tra ciò che le persone sono e vivono e ciò che noi giornalisti, sempre più di frequente e rendendocene sempre meno conto, raccontiamo. Comunque, gentile amico, credo che la "invalidità" più preoccupante stia diventando questo modo di fare...
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