mercoledì 3 agosto 2011
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Il presidente del Consiglio, seppure sconsigliato dal farlo da Umberto Bossi, ha deciso di presentarsi oggi in Parlamento per esporre valutazioni e (si spera) proposte sulla situazione e le prospettive dell’economia. Ha fatto la scelta giusta, anche per sottrarsi al sospetto che in lui prevalga sistematicamente l’interesse per i suoi problemi personali – da quelli aziendali a quelli giudiziari – sulla preoccupazione per la situazione del Paese. Non si tratta di una decisione scevra da pericoli, sia per la difficoltà oggettiva di trovare una ricetta che sostenga la crescita produttiva e la domanda e il tenore di vita delle famiglie italiane senza allarmare sulla tenuta dei conti pubblici, sia per le gravi turbolenze che agitano la maggioranza di centrodestra.La Lega Nord, che ha sostenuto in modo più deciso di altri l’azione del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, guarda con scetticismo l’assunzione diretta di responsabilità in questo campo da parte del premier, anche se è difficile pensare che ne trarrà in tempi brevi la conclusione di un distacco definitivo. D’altra parte, è evidente che la manovra appena approvata non è riuscita a calmare le pressioni sul debito italiano, che – come quello spagnolo – paga anche un quadro generale dominato dall’incertezza (e il carattere poco convincente della soluzione trovata negli Stati Uniti al problema del limite costituzionale al deficit pubblico aggiunge ombre a ombre). L’inefficacia, da questo punto di vista, della manovra (anche se manca la controprova di quale sarebbe stata la “punizione” dei mercati se non fosse stata adottata), oltre alle vicende giudiziarie che hanno colpito un suo stretto collaboratore, hanno offuscato l’immagine del ministro dell’Economia, che fino a poche settimane fa aveva goduto di un ampio cono di luce positivo ed esercitato la duplice funzione di garante verso l’Europa e di punto di equilibrio essenziale dell’alleanza di governo.Berlusconi, a sua volta in una ben nota condizione di difficoltà, deve trovare il modo di gestire in prima persona queste partite decisive. Impresa assai ardua, e se non ci riuscirà la sorte del suo governo ne sarà segnata inesorabilmente. Naturalmente non tutto dipende da un pur cruciale discorso parlamentare: ci saranno immediatamente dopo i confronti con le rappresentanze sociali ed economiche e, soprattutto, bisognerà verificare se ci delineeranno interventi concreti, convincenti e, almeno, condivisi dalla maggioranza e non osteggiati in modo radicale dalle opposizioni.In ogni caso è importante che chi ha il mandato di guidare il governo assuma tutta la responsabilità che ne consegue, definendo in modo esplicito la prospettiva di politica economica, in modo da realizzare un confronto sulle soluzioni di merito. C’è da augurarsi che da parte di tutti, in un momento così critico, si abbandonino le pure pregiudiziali propagandistiche e si dica con chiarezza quale strada si indica al Paese per superare le presenti gravi difficoltà. Se poi il confronto delle proposte potrà portare a soluzioni almeno parzialmente condivise o alla prospettazione di alternative inconciliabili, si vedrà. L’importante è che ognuno assuma pienamente la responsabilità che ha verso il Paese, che è poi l’unica risposta ragionevole all’ondata di antipolitica dilagante.
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