Cattolici, la fatica di cambiare registro
venerdì 8 settembre 2017

Caro direttore.
vorrei affidare ad 'Avvenire' alcune considerazioni e istanze sulla questione di una nuova politica di ispirazione cristiana, non perché essa sia, neppure per me, la questione cattolica più importante e urgente, ma perché anch’essa ha la sua importanza e urgenza, a cui invece - anche a causa di difficoltà oggettive e soggettive - non si pensa abbastanza. Il che non va bene. Tra quelli che mi conoscono ci potrebbe essere qualcuno che mi ritiene un vecchio ancora 'fissato' con la politica. Risponderei, al riguardo, che 'fissati' mi sembrano quanti liquidano il problema politico sentito dalla coscienza cristiana relegandolo alla sfera della mera coscienza individuale o alla sola questione dell’onestà o della disonestà delle persone.

Non vedo quali vantaggi al miglioramento della società abbia portato e possa portare quest’idea individualista così poco cattolica. Il campo della politica riguarda l’inderogabile esercizio della laicità cristiana nel mondo, e quindi anche nella politica, e su questo rapporto – laicità e impegno politico – hanno parlato e insegnato di continuo, da decenni e decenni, i diversi Papi e un Concilio coi loro numerosi orientamenti. Lo stesso papa Francesco è in questa linea.

Invece, all’accoglienza teorica di tanto continuo e profondo magistero non è corrisposta un’adeguata accoglienza pratica, che oggi, anzi, mi pare diminuita. Non posso discutere, ora, qui, quanto sia stata più o meno insufficiente la risposta dei cattolici alle esortazioni sociali della Chiesa nella lunga stagione, tramontata da tempo, delle 'democrazie cristiane' o delle formazioni analoghe in Europa e in alcune altre parti del mondo, una stagione caratterizzata anche da varie 'aggregazioni sociali cattoliche' di carattere non partitico, ma di forte presenza nella società. In Italia son riprese da anni le 'Settimane sociali' e senza dubbio sono state e sono una preziosa risorsa di pensiero e di unione: tra poco avremo quella di Cagliari.

Non saprei dire se i cristiani si son fatti più maturi nel valutare, nell’animare e nel guidare le cose sociali. Non pochi lo sono stati e lo sono senz’altro. Ma non sono migliorate – qualitativamente e quantitativamente – l’azione e l’incisività politica dei cattolici italiani ed europei. La secolarizzazione dell’attività politica non ha certo impedito la presenza di personalità e di vicende di valore; ma non è cresciuto il valore delle idee e della testimonianza di tantissimi cristiani ai vertici e nella base della società. Non è stata impedita né la degenerazione della politica, né l’onda dell’antipolitica.

Non è stata favorita la nascita di qualcosa di nuovo capace di dare speranza. Ebbene, se guardo all’attuale panorama del cattolicesimo italiano, vedo oggi un interesse più diffuso per i problemi politici: numerosi, e anche di qualità, sono i libri, i saggi, gli articoli, i convegni, i movimenti vari, i gruppi. Interessante, e rivelatore, è il dibattito che si riaccende ciclicamente anche su queste pagine.

Tutto ciò dimostra una ricerca di qualcosa di nuovo più soddisfacente per la coscienza cristiana e più in linea con la dottrina sociale della Chiesa, ancora poco conosciuta, per la verità, ma della quale – e questo è importante – si intuisce l’immenso valore per una vera e adeguata concezione della società e conseguentemente dell’azione per il bene comune. È un fatto positivo tutto ciò, perché non ci si limita ad avvertire la diffusa insoddisfazione nei confronti dell’offerta politica data dai partiti e dagli schieramenti politici d’oggi e dai loro dibattiti, anzi delle loro permanenti diatribe. Non è positivo, invece, il fatto che la varietà e molteplicità delle aspirazioni e delle iniziative in corso non riesca a trovare la strada di una sintesi e di un collegamento che coaguli gli sforzi e le idee e diventi 'un insieme' significativo e incisivo.

Magari, all’interno del vasto muoversi di tanti gruppi cattolici ci si lamenta del mancato coordinamento e si auspica l’arrivo di un’ora nuova, ma non si è in grado di uscire, sembra, da una sorta di paresi, da una specie di blocco, non si va oltre un certo fossato (o più di un fossato). Ancora l’ora nuova non è suonata, l’ora di 'qualcosa di nuovo' sia a livello di coordinamento nazionale sociopolitico ma non partitico, sia al livello di un tentativo propriamente politico.

*Vescovo emerito di Prato, cofondatore del Collegamento sociale cristiano

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