sabato 20 marzo 2021
Dopo la richiesta alla Corte costituzionale di bandire la principale forza politica, l’Hdp, e suoi i massimi dirigenti, ieri in una retata è finita in carcere una ventina di esponenti del partito
Cittadini curdi in piazza a Istanbul contro i recenti provvedimenti adottati nei confronti dei loro esponenti politici

Cittadini curdi in piazza a Istanbul contro i recenti provvedimenti adottati nei confronti dei loro esponenti politici - Ansa

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Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, sembra determinato a portare avanti un vero e proprio attacco finale contro l’Hdp, il partito curdo, e contro chi nel Paese cerca di fare ancora opposizione alla sua deriva autoritaria. Ieri mattina la Turchia si è svegliata con la notizia che Ozturk Turkdogan, presidente della Ihd, l’organizzazione per i diritti umani più importante della Mezzaluna, è stato arrestato dalla polizia. Poche ore dopo si è saputo che in manette sono finite almeno 20 persone, fra cui politici curdi e attivisti. Turkdogan, recentemente, aveva criticato le operazioni dell’esercito turco in nord Iraq contro il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che ha alcuni dei suoi più importanti campi di addestramento oltre il confine. Non è però chiaro se queste sue posizioni abbiano a che vedere con la motivazione del suo arresto, che non è stata resa nota.
Gli altri invece sono finiti in prigione per presunta collaborazione con l’organizzazione separatista, considerata «terroristica» da Ue e Stati Uniti. La Ihd ha definito l’arresto di Turkdogan una «violazione dei diritti umani», chiedendone il rilascio immediato. A gettare l’esecutivo di Ankara ancor più in cattiva luce ci ha pensato la stampa di opposizione, che ha ricordato come, il mese scorso, il ministro dell’Interno, Suleyman Soylu abbia definito la Ihd una «associazione maledetta».
A Diyarbakir e a Istanbul sono scesi in piazza in decine e ancora di più potrebbero scenderne nelle prossime settimane. In pochi giorni si è assistito a un giro di vite contro la minoranza che viene dopo anni di persecuzione politica e giudiziaria. Appena tre giorni fa Yargitay, la Corte di Cassazione turca, ha chiesto alla Corte Costituzionale di chiudere l’Hdp, accusandolo di attività volte a distruggere l’unità nazionale, chiedendo anche di bandire dalla vita politica per cinque anni 687 politici della formazione. In testa alla lista c’è Selahattin Demirtas, ex segretario dell’Hdp e in carcere dal 2016.
Nelle stesse ore è arrivata la notizia che il deputato curdo Omer Faruk Gergerlioglu è stato privato del seggio parlamentare e condannato a due anni di carcere per alcuni post pubblicati sui social. Gli Usa hanno espresso preoccupazione, le massime autorità della Ue hanno avuto un colloquio telefonico con il presidente Erdogan.
Ma la risposta ufficiale della Turchia rimane sempre la stessa: Bruxelles non intervenga in quelli che sono gli affari interni dello Stato. E per convincere i Paesi membri, il capo di Stato turco sa di avere sempre l’arma dei migranti su cui fare leva per ricattare il Vecchio Continente.

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