La nave Ong Mediterranea torna in mare
L'imbarcazione di ricerca e soccorso dei migranti in difficoltà è salpata mercoledì mattina da Trapani
E' salpata mercoledì mattina dal porto di Trapani per la sua secondo missione la nave Mediterranea della Ong Mediterranea Saving Humans. Nelle prossime ventiquattr'ore raggiungerà la zona di operazioni Sar a sud di Lampedusa. «Ripartiamo in mare - dice la presidente di Mediterranea Saving Humans, Laura Marmorale - grazie alla decisione del Tribunale di Trapani che ha sospeso la detenzione amministrativa della nave in applicazione del decreto Piantedosi, riconoscendo, invece, la piena legittimità delle nostre scelte quando abbiamo rifiutato il porto lontano di Genova e fatto rotta su quello di Trapani. Abbiamo agito così per garantire cure adeguate alle persone soccorse, che erano state gettate in mare come "sacchi di spazzatura" dai trafficanti libici». «Ripartiamo perché sentiamo la necessità di intervenire in una situazione drammatica nel Mediterraneo centrale - aggiunge Sheila Melosu, capomissione a bordo - Solo nelle ultime due settimane si è avuta notizia di quattro naufragi con conseguenze tragiche, due nei pressi di Lampedusa, uno al largo delle coste tunisine di Mahdia e uno sulle spiagge libiche di Sabrata, con decine di vite perdute in mare. I dati pubblicati martedì dalle agenzie delle Nazioni Unite confermano oltre 1.400 vittime da inizio anno. Senza contare le persone che vengono catturate in mare e riportate nei campi di prigionia o abbandonate a morire nel deserto». «È una situazione inaccettabile - sottolinea Marmorale -: donne, uomini e bambini in fuga da Libia e Tunisia dovrebbero poter arrivare in Europa attraverso corridoi umanitari, canali sicuri e legali di accesso. Invece i nostri governi, quello italiano e le istituzioni europee, rafforzano la collaborazione con milizie e regimi criminali, responsabili di ogni genere di inaudite violenze. Come ci ha detto giovedì scorso Papa Leone, non possiamo accettare che le persone migranti siano trattate come "spazzatura". Non possiamo accettare che il nostro mare Mediterraneo sia trasformato in una zona di guerra contro l'umanità. Per questo torniamo a soccorrere e torneremo a intervenire là finché le cose non cambieranno», conclude la presidente di Mediterranea Saving Humans.
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