Obiettare, come si sa e si può, con serena decisione contro la guerra

di Marco Tarquinio
E' possibile accettare la continuazione della guerra globale in corso, devastante non solo per l’Ucraina ma per gran parte del mondo, per i popoli della fame, per i rischi ambientali e nucleari...
September 12, 2022
Caro direttore,
è possibile accettare la continuazione della guerra globale in corso, devastante non solo per l’Ucraina ma per gran parte del mondo, per i popoli della fame, per i rischi ambientali e nucleari, per milioni di famiglie che si stanno impoverendo e cadendo in miseria (anche in Italia), per i gravi danni arrecati alla cultura, al diritto internazionale, al cammino ecumenico, alla credibilità della fede cristiana e di tutte le fedi, alla convivenza civile? Troppi si stanno abituando alla guerra come un rumore di fondo di cui non avvertono più la pericolosità o che ritengono normale. Fino a quando? Quale evento dobbiamo aspettare per metter fine a una guerra che può durare anni perché nessuno militarmente può vincerla? L’Ucraina ha davanti una superpotenza anche nucleare. La Russia un Paese appoggiato da altri Stati e dalla Nato. Chi sta vincendo sono i produttori e i mercanti di armi così come settori economici che la stanno usando per incassare immensi profitti. Oltre a insistere per attivare l’azione diplomatica dell’Onu, dell’Osce, della Ue e per creare solidarietà con le vittime (campagne “Stop the war now”, “Europe for peace”, Movimento europeo di azione nonviolenta e altro), ricordo la possibilità di esercitare una multiforme obiezione di coscienza. Ne parlava il Papa parlando ai giovani europei riuniti a Praga nel luglio scorso, ricordando il beato Franz Jägerstätter che fu ucciso per aver rifiutato di giurare a Hitler: «Dobbiamo impegnarci a metter fine a questo scempio di guerra, dove, come al solito, pochi potenti decidono e mandano migliaia di giovani a combattere e morire. In casi come questo è legittimo ribellarsi ». Ognuno a modo suo. Ognuno come può. Ma serenamente decisi.
Sergio Paronetto

Ha ragione, caro amico. Troppi di noi si stanno abituando anche alla guerra d’Ucraina. Ma non solo: si continua, infatti, a propagandare l’idea che questo conflitto che contrappone non solo due Paesi, ma molto di più, e sul quale incombono le risorse estreme di arsenali terrificanti, potrà finire con un’azione di forza che pieghi l’aggressore russo o l’aggredito ucraino. Non è così, e così non dovrà essere in alcun modo. Perché qualunque soluzione di forza finirebbe per portarci all’orrore assoluto. L’Ucraina non va lasciata sola e va sottratta alla guerra e alle sue vertigini che spingono sia al radicamento del conflitto sia alla sua escalation. Lo diciamo e lo documentiamo dall’inizio della tragedia, più di sei mesi fa, e il passare del tempo continua a confermarlo: nessuno può vincere questa guerra e mentre pochi fanno affari tutti ne pagano le conseguenze, anche lontano dall’Europa. Ma soprattutto le pagano gli europei – ucraini, russi e “occidentali” vecchi e nuovi –. L’inverno in arrivo lo renderà più chiaro anche a chi, nonostante l’evidenza amara dei fatti, ancora stenta a crederci. Sì, contro tutto questo serve una decisa obiezione personale e collettiva. Un’obiezione serena, pur nella consapevolezza delle minacce crescenti, perché al servizio solo del bene comune che non si deve continuare a devastare. Come è tornato ad argomentare Mauro Magatti su “Avvenire” di domenica 11 settembre, l’unica via d’uscita dal conflitto è politica e diplomatica. E l’Unione Europea, nello spirito dei fondatori e secondo l’appello che anch’io ho promosso insieme ad Anpi, Arci, Movimento Europeo e Rete Italiana Pace e Disarmo deve spendersi con lucidità e tenacia per questo.

SPOT BECERO CON L’ULTIMA CENA: (AUTO)REGOLIAMOCI NOI CON LORO...
Gentile direttore,
negli ultimi anni più volte abbiamo assistito a un uso assolutamente improprio di riferimenti a episodi biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento a fini pubblicitari. Ma è in questi ultimi giorni che – a mio parere, e non solo mio – si è superato il limite. Il sito “Segugio” che propone assicurazioni auto, si sta facendo pubblicità televisiva e digitale usando l’episodio dell’Ultima Cena, e facendo interpretare ai vari personaggi – gli “apostoli” e lo stesso “Gesù” – atteggiamenti e ruoli da avventori di un’osteria romana, sino alla conclusione dello spot con una visione d’insieme che riproduce l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. È possibile concepire e proporre parodie così offensive? Se fossero state offese altre religioni – cosa assolutamente esecrabile – forse sarebbero stati già sollevati polveroni polemici, e magari sarebbero fioccate anche interrogazioni o interpellanze parlamentari...
don Alessandro Magno Regalbuto (En)

C’erano una volta i codici di auto-regolamentazione televisiva e pubblicitaria, gentile don Alessandro. E c’era anche un sano senso del limite anche nei creativi pubblicitari che consentiva non solo di rispettare i sentimenti altrui, religiosi e non solo, ma di rendere indimenticabile più di uno spot o, come si diceva un tempo, alla francese, più di una réclame. Lei mi ha indotto a cercare e visionare quello spot che non avevo visto. E che fa, come lei scrive, una parodia terra-terra dell’Ultima Cena senza volgarità ma in modo oggettivamente becero per toni e contenuti. Personalmente credo che non serva far polemiche, ma che sia giusta una reazione semplice e decisa. Ovvero una pacifica e forte... auto-regolamentazione dei nostri comportamenti. Insomma, per quel che vale, le reti tv che dovessero propormi quello spot mi perderanno come spettatore e chi ha commissionato la parodia – i manager di quel sito assicurativo per auto “Segugio” – potrà star certo che non mi avrà come cliente.

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