Il buon scandalo del «cardinale elettricista» e lo sguardo sui poveri da non perdere

Il peso della legge, che merita rispetto, e quello della ragione e di un senso d’umanità che aiuta a capire dove passa il limite minimo della decenza morale alla quale non possiamo mai rinunciare
May 13, 2019
Caro direttore,
un gesto ragionevole eppure forte quello dell’Elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski: riattivare la corrente in un palazzo di Roma rimasto per cinque giorni al buio lo avrebbe dovuto fare il ministro Salvini al posto di infuriarsi e minacciare come solo lui sa fare. Prima gli italiani... O no? Vi è stato bisogno di un “cardinale elettricista” per riattivare l’elettricità, altrimenti tante persone e tra loro molti bambini sarebbero rimasti in condizioni di vita inaccettabili. E di fronte a questo il ministro minaccia di fare “pagare la bolletta” al cardinale. Sappia Salvini che in tutta Italia preti e vescovi anche questo fanno da sempre, ogni giorno: aiutano chi non ce la fa a pagare le bollette. E sappia che lo aiuteremo noi, il cardinale, perché il gesto che ha fatto è pienamente umano ed è un segnale che questa società cinica dovrebbe tenere presente e su cui dovrebbe riflettere. Ancora una volta è emersa la questione fondamentale dell’oggi: bisogna scegliere se stare dalla parte delle persone o dalla parte di un’organizzazione sociale impersonale e algida. Il cardinal Konrad Krajewski ha scelto le persone, e chi ragiona è con lui.
Gianni Mereghetti
Signor direttore,
dopo il clamoroso gesto a Roma di un “cardinale elettricista” tutti a strapparsi i capelli e a indignarsi perché quelli che sono costretti a occupare senza titolo case di enti pubblici sono vittime di uno Stato patrigno! Sono decenni che va avanti questa commedia dei “senza tetto” asseritamente costretti a occupare le case. Ma mai nessuno che dica che la casa nel nostro mondo – anzi, in tutto il mondo – o te la compri o te la affitti! Tertium non datur ! Chi è senza casa, o se l’aveva la ha persa, avrà pure qualche responsabilità! Chi ha 13 figli e non ha casa, non ha, evidentemente, neppure la testa! Ma in Italia non abbiamo altro da pensare che star dietro a queste scemenze? Questi sbandati si arrangino, si trovino loro una soluzione. Possono emigrare. In Africa, nel mondo arabo e nelle ville pontificie di Castel Gandolfo c’è un sacco di spazio...
Alessandro Gentili
Caro direttore,
parlano lingue diverse e dunque non si possono capire. Mi riferisco a certi politici e papa Francesco. Dopo l’azione inedita e clamorosa del cardinale Krajewski, Elemosiniere del Papa, che ha rimosso i sigilli e ridato elettricità a un palazzo occupato da cinquecento persone a Roma, il ministro dell’Interno poteva dire semplicemente che si è trattato di un’azione giuridicamente illegittima. E in effetti così è, come lo stesso Krajewski ha ammesso. Una azione “illegittima” messa in essere per testimoniare – di fronte a una situazione estrema – valori e princìpi che, per la Chiesa cattolica, da sempre, vengono prima dell’ordinamento giuridico. Invece no. Salvini ha commentato stizzito: mi aspetto che ora il cardinale paghi i trecentomila euro di arretrati e anche tutte le bollette che le famiglie italiane fanno fatica a pagare. Nonostante il rosario esibito nei comizi e i proclami roboanti a favore delle «radici cristiane dell’Europa minacciata dalle orde islamiche», Salvini proprio non riesce a capire l’essenza del messaggio di Gesù, che Francesco ci ricorda incessantemente. La sua non è una testimonianza di “laicità” stile Alcide De Gasperi, che – per seguire la propria coscienza di politico cattolico, ma impegnato con responsabilità laica nel servizio allo Stato – seppe dire di “no” anche al Papa che voleva una Dc alleata con la destra neofascista a Roma nel 1952. È piuttosto espressione di totale “alterità” rispetto a una visione della società, della politica e della democrazia che sorge naturalmente dal messaggio cristiano e dalla sua incarnazione nelle contraddizioni e nelle asperità della storia. È la pretesa di una ”religione“ svuotata di ogni sua profezia di liberazione umana e disponibile a essere usata come una clava contro i presunti nemici. Una religione neppure “di Stato”, ma di “tribù”. Si tratta di un conflitto che va ben oltre i sigilli di un contatore di elettricità. È un conflitto antropologico e culturale. Vorrei dire morale.
Lorenzo Dellai
Purtroppo quelle dei poveri e dei senza tetto (e senza luce, e senz’acqua... ) non sono commedie, ma veri drammi. Purtroppo queste non sono «scemenze ». E smettiamola, per favore, una buona volta con questa storia dei poveri che se la sono cercata... La povertà come colpa, come responsabilità, come stigma di indegnità sociale e persino di riprovazione divina... Ragionamenti lontani anni luce dalla vera cultura italiana, da un sentire autenticamente cristiano e da uno sguardo cattolico sulla vita e sul mondo. So bene che questo modo di pensare, di giudicare e di vivere sta prendendo piede anche nel nostro Paese, e che il signor Gentili non è un marziano, ma un concittadino con le sue ragioni. Ma so anche che finché ci saranno persone in grado di usare intelligenza e cuore, come gli amici lettori Lorenzo Dellai e Gianni Mereghetti, per dare concretezza al senso di umanità e di giustizia che di fronte alla difficoltà delle persone viene ragionevolmente prima e va evangelicamente oltre ogni calcolo, in questo nostro amato Paese avrà ancora cittadinanza la speranza e l’ansia di giustizia. Chi parla e scrive della Chiesa che «riattacca la luce agli abusivi», si ricordi che uomini e donne di Chiesa ogni giorno e ogni notte in ogni realtà italiana, da nord a sud, fanno sì che tante persone sole e a tante famiglie della luce (elettrica e metaforica) non siano costrette a fare a meno. Fanno sì che la luce non venga staccata. Perché le regole giuste vanno rispettate e fatte rispettare, purché appunto siano giuste. E perché c’è un livello minimo di decenza morale al quale una comunità civile degna di questo nome non può rinunciare. Altrimenti senza luce rimarremmo tutti noi, poveri e no.

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