mercoledì 16 gennaio 2019
Prendono il via i progetti del 2019, che coinvolgono 53mila giovani in tutto il Paese e anche all’estero. «Ma le domande sono 100mila – ricorda Arci Lombardia –. Raddoppiare i finanziamenti»
I volti giovani del servizio civile «È l'Italia che non ha paura»
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C’è chi volerà in Africa e chi non si muoverà da Milano. Chi lavorerà con le popolazioni masai e chi con gli anziani o i testimoni delle tragedie del Novecento. Tutti, comunque, guardano a questa esperienza come un’ulteriore opportunità di crescita personale, ma anche un «trampolino di lancio» verso il mondo del lavoro.

La carica dei 18mila

Ieri è stato il primo giorno di servizio per i 18mila giovani, tra i 18 e i 28 anni, che hanno scelto di dedicare un anno allo sviluppo delle comunità locali, partecipando ai progetti del Servizio civile. Durante tutto il 2019 saranno coinvolti 53mila ragazzi (pagati 433 euro al mese), di cui 2.200 faranno capo alle realtà aderenti all’Asc, organizzazione non profit che realizza bandi di servizio civile in tutta Italia e all’estero.

«Una ricchezza per il Paese»

«Per questi giovani – spiega Sergio Silviotti, presidente Arci Servizio civile Lombardia, aderente all’Asc – il Servizio civile segna il passaggio dalla vita familiare a una dimensione collettiva dove imparare a misurarsi con progetti, a relazionarsi con gli altri e avere capacità di leadership. Tutte competenze sempre più richieste dalle imprese e dagli enti pubblici. Una risorsa per il loro futuro professionale, ma una ricchezza anche per il Paese, che andrebbe maggiormente valorizzata. Basti pensare che, con i finanziamenti a disposizione, circa 300 milioni l’anno, si attivano 53mila percorsi, ma le domande sono 100mila. I fondi andrebbero almeno raddoppiati».

Cinque storie d'impegno, da Milano alla Tanzania

Del contingente partito ieri fa parte anche Andrea Giovarruscio, 23 anni, di Bergamo. Dopo aver studiato cinema a Milano, ha aderito al progetto “Il passaggio del testimone”, con Aned (Associazione nazionale ex-deportati) e lavorerà alla Casa della Memoria di Milano. «Il progetto – spiega la giovane – vuole tessere un filo rosso di memoria tra chi ha vissuto la tragedia della Shoah e le nostre generazioni. Inoltre, prepareremo i ragazzi delle superiori per un viaggio al campo di concentramento di Mauthausen. Voglio fare un film sulla memoria e questo progetto si innesta nel mio percorso di studi che vorrebbe diventare una professione». Al futuro lavorativo guarda anche Davide Valli, bresciano di 26 anni, che dopo la laurea in Biologia, partirà per la Tanzania con un progetto dell’Istituto Oikos di Milano. «Mi occuperò di conservazione delle risorse naturali e sviluppo sostenibile delle comunità locali – spiega –. In questi mesi cercherò di capire quale potrà essere il mio cammino lavorativo e di fare qualcosa di buono per gli altri dopo aver ricevuto tanto». Con gli anziani di Brescia lavorerà, invece, Chiara Campregher, 25 anni, che svolgerà il servizio civile con l’Auser. «Da questa nuova esperienza – dice la giovane – mi aspetto di riuscire ad acquisire maggiori esperienze e anche mettere via un po’ di soldi per frequentare il corso per operatore socio sanitario. Guardo a questa esperienza come a una rampa di lancio per il domani». Con l’Auser di Corsico, nel Milanese, lavorerà Valentina Coniglio, 26 anni, di Buccinasco, in tasca una laurea in Scienze del servizio sociale «Mi aspetto di crescere sia a livello personale che professionale – sottolinea –. Ho già lavorato con gli anziani e i bambini, esperienze sociali che mi ha dato tanto, arricchendo il mio bagaglio di esperienze». Di raccolta fondi per progetti di sviluppo all’estero, si occuperà Laura Bassi, bresciana di 26 anni, laureata in Cooperazione Internazionale dello sviluppo all’Università Cattolica. Dopo una collaborazione con la Casa della memoria e il Centro di documentazione sulla strage di piazza della Loggia di Brescia, ha deciso di partecipare al bando della Fondazione Acra di Milano, ong con progetti di sviluppo in tutto il mondo. «Dopo tanti anni di scoutismo e volontariato – spiega – questa è quasi una tappa obbligata per la mia crescita internazionale e il mio futuro lavorativo nelle Ong. È un primo passo».

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