Il Tar boccia la proroga delle concessioni balneari al 2027
Il Tar della Liguria ha respinto il ricorso di tre stabilimenti contro la delibera della giunta comunale che aveva confermato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023

È sempre più rebus balneari. Una sentenza del Tar Liguria ha respinto il ricorso di tre stabilimenti di Zoagli, nel Genovese, contro la delibera della Giunta comunale che aveva confermato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre del 2023, dando il via alle gare previste dalla Bolkenstein, la direttiva europea che regolamenta le concessioni balneari e per la quale l’Italia è sottoposta a procedura d’infrazione per la mancata applicazione e le continue proroghe.
La direttiva europea è stata recepita nel 2010. E da allora i diversi governi che si sono succeduti hanno cercato di prorogare il termine delle concessioni. Con il decreto legge 131 del 2024 il governo Meloni ha introdotto nuove disposizioni relative alle concessioni balneari. Il testo, in particolare, ha previsto una nuova proroga delle concessioni fino al 30 settembre 2027 per consentire la predisposizione delle nuove gare.
Proroga però non ritenuta valida dal Tribunale amministrativo della Liguria. Secondo il Tar "non vale invocare un accordo secondo cui le amministrazioni avrebbero l'obbligo di prorogare le concessioni balneari perché non risulta esistente un documento scritto e perché un simile accordo non potrebbe prevalere sulla pronuncia della Corte di Giustizia".
Secondo la sentenza del Tar Liguria "sulla base del quadro regolatorio attualmente vigente, in forza delle sentenze dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, sicché le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein". Il tribunale amministrativo conferma la correttezza della delibera della Giunta comunale di Zoagli che "riconosciuta la scadenza dei titoli concessori in data 31 dicembre 2023, correttamente ha stabilito di esperire le selezioni per i nuovi affidamenti" e nega l'esistenza di un atto normativo su cui dovrebbe poggiarsi la proroga delle concessioni balneari. "Per contro, non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea, secondo cui le amministrazioni avrebbero l'obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027: - è scritto nella sentenza - e ciò sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto sia in quanto, in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di Giustizia in ordine all'incompatibilità unionale del rinnovo automatico delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative, essendo la Curia europea l'organo deputato all'interpretazione autentica del diritto eurounitario, con effetti vincolanti sia nei confronti delle autorità nazionali che delle altre istituzioni dell'Unione".
“Siamo molto preoccupati perché non c’è chiarezza su nulla – commenta Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba (Federazione italiana imprese balneari) Confesercenti - Ancora una volta si tira la palla in tribuna in un modo assolutamente non equilibrato. Qui non è accettabile che continuamente ci siano interventi da parte dei giudici che creano ulteriore confusione in una situazione già caotica. In questi anni noi dai Tar, con tutto il rispetto, abbiamo letto sentenze che hanno detto tutto e il contrario di tutto. Quindi non ci preoccupa tanto quello che è uscito dal Tar, anche perché non si può pensare o pretendere che ci sia un accordo scritto tra l'Unione Europea e il governo italiano. C'è cioè un accordo di buon senso, dettato dal fatto che la Commissione più volte si è pronunciata e ha detto con questa legge noi ci avviciniamo alla chiusura della procedura d'infrazione".
Proroga però non ritenuta valida dal Tribunale amministrativo della Liguria. Secondo il Tar "non vale invocare un accordo secondo cui le amministrazioni avrebbero l'obbligo di prorogare le concessioni balneari perché non risulta esistente un documento scritto e perché un simile accordo non potrebbe prevalere sulla pronuncia della Corte di Giustizia".
Secondo la sentenza del Tar Liguria "sulla base del quadro regolatorio attualmente vigente, in forza delle sentenze dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, sicché le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein". Il tribunale amministrativo conferma la correttezza della delibera della Giunta comunale di Zoagli che "riconosciuta la scadenza dei titoli concessori in data 31 dicembre 2023, correttamente ha stabilito di esperire le selezioni per i nuovi affidamenti" e nega l'esistenza di un atto normativo su cui dovrebbe poggiarsi la proroga delle concessioni balneari. "Per contro, non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea, secondo cui le amministrazioni avrebbero l'obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027: - è scritto nella sentenza - e ciò sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto sia in quanto, in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di Giustizia in ordine all'incompatibilità unionale del rinnovo automatico delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative, essendo la Curia europea l'organo deputato all'interpretazione autentica del diritto eurounitario, con effetti vincolanti sia nei confronti delle autorità nazionali che delle altre istituzioni dell'Unione".
“Siamo molto preoccupati perché non c’è chiarezza su nulla – commenta Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba (Federazione italiana imprese balneari) Confesercenti - Ancora una volta si tira la palla in tribuna in un modo assolutamente non equilibrato. Qui non è accettabile che continuamente ci siano interventi da parte dei giudici che creano ulteriore confusione in una situazione già caotica. In questi anni noi dai Tar, con tutto il rispetto, abbiamo letto sentenze che hanno detto tutto e il contrario di tutto. Quindi non ci preoccupa tanto quello che è uscito dal Tar, anche perché non si può pensare o pretendere che ci sia un accordo scritto tra l'Unione Europea e il governo italiano. C'è cioè un accordo di buon senso, dettato dal fatto che la Commissione più volte si è pronunciata e ha detto con questa legge noi ci avviciniamo alla chiusura della procedura d'infrazione".
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