L'Onu: in Sudan 15 milioni di bambini lottano per sopravvivere
Nell'indifferenza generale, 30 milioni di persone travolte dalla guerra civile, hanno bisogno di assistenza totale. Crescono del 45 per cento i conflitti africani

Il silenzio è quasi totale, in Italia. Molto meno sui media internazionali che fin dal 15 aprile 2023 stanno seguendo la guerra civile che devasta la regione cardine del Continente nero, tra il Corno d'Africa e il Sahel. L'Onu l'ha definita da tempo la "più grave crisi umanitaria del Pianeta". Ma niente, il silenzio dell'invisibilità condanna 50 milioni di donne, uomini e bambini all'oblio. Eppure il Sudan è l'epicentro di una delle più gravi crisi militari del mondo, con più di 30 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria urgente, tra cui 9,6 milioni di sfollati e quasi 15 milioni di bambini che lottano quotidianamente per la sopravvivenza. "Questa è una delle peggiori crisi di protezione che abbiamo visto negli ultimi decenni", ha dichiarato Kelly Clements, vice alto commissario dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) che insieme all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OimI), al Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef) e al Programma alimentare mondiale (Wfp, Pam), ha lanciato un appello umanitario congiunto all'azione, chiedendo l'immediata attenzione internazionale per rispondere alle "immense sofferenze e ai crescenti pericoli" affrontati da milioni di persone in tutto il Sudan.
Mentre i combattimenti si placano nella capitale, Khartum da settimane poerò bersagliata dai droni soprattutto nella zona dell'aeroporto internazionale, e in altre parti del Sudan, quasi 2,6 milioni di persone stanno tornando alle loro case danneggiate, molte delle quali senza accesso all'acqua, all'assistenza sanitaria o all'istruzione. "La loro determinazione a ricostruire è notevole, ma la vita rimane incredibilmente fragile", ha dichiarato Ugochi Daniels, vice direttore dell'Oim, l'Organizzazione mondiale delle migrazioni. A peggiorare le cose c'è la diffusione di malattie come il colera, la febbre dengue e la malaria, combinata con l'aumento dei tassi di malnutrizione. "Intere comunità sopravvivono in condizioni che sfidano ogni dignità - ha avvertito Ted Chaiban, vicedirettore generale dell'Unicef - i bambini sono malnutriti, esposti alla violenza e a rischio di morire a causa di malattie prevenibili. Le agenzie umanitarie si dicono pronte a rispondere, ma non possono farlo da sole: "è necessario un sostegno globale urgente per salvare vite umane e aiutare le comunità a ricostruire" conclude l'appello.
Il disinteresse però regna sovrano. Eppure ci sono più di 50 conflitti attivi in Africa, ovvero circa il 40% delle guerre che imperversano nel mondo: lo ha calcolato il vicepresidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), Gilles Carbonnier. "Ciò che è molto preoccupante è che si tratta di un aumento del 45% del numero di situazioni di conflitto armato in Africa dal 2020", ha affermato Carbonnier all'Agence France-Presse. Questi conflitti armati hanno causato circa 35 milioni di persone sfollate nel continente, ovvero "quasi la metà degli sfollati" nel complesso, ha riassunto. Ma mentre "i bisogni sono enormi", il Cicr, come le altre organizzazioni umanitarie, si trova di fronte a un calo dei finanziamenti dell'aiuto internazionale, ha precisato Carbonnier. A luglio, uno studio internazionale aveva rivelato che il crollo dei finanziamenti americani agli aiuti internazionali potrebbe causare oltre 14 milioni di morti tra i più vulnerabili entro il 2030, di cui un terzo di bambini. "Questo ci costringe a delle decisioni arbitrarie molto dolorose, dove dobbiamo ridurre o addirittura interrompere alcune delle nostre operazioni per dare priorità ad altre", ha sottolineato il vicepresidente del Cicr per il quale la situazione più "preoccupante" resta proprio quella del Sudan.
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