sabato 20 agosto 2005
La carità procede da tre sorgenti: da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera. Il cuore puro ci porta al prossimo, la buona coscienza a noi stessi, la fede a Dio.Sono, queste, alcune parole del santo che oggi la liturgia ci propone, il celebre Bernardo, grande riformatore dell"ordine cisterciense, nato nel 1090 e morto nel 1153 nell"abbazia di Clairvaux in Francia, da lui fondata e destinata a diventare il suo appellativo. I suoi sermoni sono spesso intrisi di dolcezza, celebrano l"incontro con Dio con simboli di amore e di tenerezza (non per nulla egli vorrà commentare il Cantico dei Cantici con una serie di discorsi che rimarranno incompiuti alla sua morte). Fissiamo ora la nostra attenzione su quelle tre sorgenti dell"amore.Si parte dal cuore che dev"essere sgombro da malizia, da egoismo, da ansia di possesso. Solo così si riesce ad accogliere il fratello, ad avvolgerlo con la generosità della donazione. C"è, poi, la coscienza giusta e retta: essa ci permette di conoscere il nostro Io e di amarlo in modo corretto, eliminando orgoglio e chiusura egoistica. Non si dimentichi, infatti, che il precetto biblico ammonisce: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Infine, ecco entrare in scena la fede: essa ci fa amare Dio, ci apre a lui e al suo mistero, ci permette non solo di contemplarlo ma anche di abbracciarlo. Della carità si parla spesso nelle prediche e non di rado si cade nel generico, nello spiritualismo evanescente o nella mera filantropia. Bernardo ci ricorda che l"amore esige purezza di cuore, limpidità di coscienza e sincerità di fede, una trilogia di doti che rendono la persona autentica e matura.
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