venerdì 24 febbraio 2006
Non ci sono dubbi che negli ultimi millenni abbiamo fatto enormi progressi. Siamo riusciti a volare come uccelli, a nuotare sott'acqua come pesci, andiamo sulla luna e mandiamo sonde su Marte. Ora siamo persino capaci di clonare la vita. Eppure con tutto questo progresso non siamo in pace né con noi stessi né con il mondo attorno. Anzi, l'uomo non è mai stato tanto povero da quando è diventato così ricco. Tiziano Terzani, a cui devo queste righe, è stato un giornalista e uno scrittore che ha attraversato varie frontiere culturali e religiose, forse talora con qualche sincretismo ed entusiasmo fin troppo candido. A lui, però, si doveva sempre riconoscere la sincerità, l'autenticità, la convinzione personale che ha infiammato tanti lettori e ha illuminato l'ultima parabola della sua esistenza, vissuta nel dolore e nella serenità. Questo paragrafo che può essere il succo della sua lezione morale e spirituale, non ha bisogno di commenti, ma solo di un esame di coscienza. L'Occidente sazio, orgoglioso, potente si sta rivelando sempre più affamato, misero e debole. La ragione è proprio nel suo essere pieno di cose ma vuoto di verità, bontà, bellezza, spiritualità. Il filosofo tedesco Martin Heidegger nel 1950 scriveva: «Il tempo della notte del mondo è tempo di povertà. Il mondo è già diventato tanto povero da non sapere riconoscere la mancanza di Dio come mancanza». Il progresso è, sì, importante perché apre nuovi orizzonti; la tecnica ci rende più agevole la vita; la scienza ci spiega tanti segreti della natura. Ma l'uomo e la donna hanno in sé un mistero di trascendenza, di amore, di verità che supera ogni dimensione spaziale e temporale. Ed è per questo che anelano a una pienezza assoluta, coltivano desideri illimitati, cercano di raggiungere il divino, attendono una spiegazione sul senso ultimo della vita e dell'essere.
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