domenica 17 agosto 2003
Solcando qualsiasi
mare, la vela di Dio è sempre la più grande: sfida le tempeste e porta lontano" Signore, sei Tu la mia guida sul sentiero della savana o nel mistero della foresta, tra le liane altissime e i sussurri misteriosi e i grandi silenzi che avvolgono d'intorno" Le suore missionarie della Consolata mi hanno chiesto qualche mese fa di stendere la prefazione alla biografia di una loro consorella, Gian Paola Mina (1917-2000). Ho scoperto, così, una figura originale e creativa di missionaria e di giornalista e scrittrice, capace di promuovere in Kenya istituzioni e associazioni per l'azione sociale della donna, pronta a una vivace inculturazione dell'annunzio cristiano, animata da una temperie mistica e poetica ma anche fremente contro le miopie e le inerzie della cristianità. Di questa suor Makena, come la chiamavano in Africa, cioè "la Gioiosa" - non però nel senso stucchevole di "suor Sorriso" all'americana - ho voluto proporre oggi qualche riga dei suoi testi spirituali perché s'adattano forse a una sorta di contemplazione nel pieno del Ferragosto. Le immagini, infatti, evocano panorami esotici a cui spesso ci si indirizza durante questo periodo. Esse, però, si trasfigurano in simbolo di un incontro col mistero e in parabola dell'esistenza. Procediamo appunto in mezzo a foreste che il più delle volte non sono vegetali ma pietrificate, cioè i palazzi delle città. Ci sono attorno a noi silenzi paradossalmente fatti di rumori continui e voci sguaiate che però non comunicano nulla. Ci inoltriamo in mari che non sono quelli che forse ora sono davanti ai nostri occhi, ma che si distendono nel fluire del tempo e che sovente sono tempestosi. Ebbene, non dimentichiamo che c'è sempre una vela più alta a guidarci. C'è sempre una mano che ci sostiene. Basta solo vederla e afferrarla.
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