
Il Vangelo è Parola, ma è anche parola: è Dio che parla agli uomini attraverso gli strumenti della comunicazione umana. Ma alla luce del Risorto la parola diventa qualcos’altro, perché trasforma le vite e cambia la storia. Ecco perché i bravi comunicatori del Vangelo sono quelli che il mondo guarda con sospetto, come portatori di un pericolo per l’«ordine costituito» e, quindi, sono presi di mira. Ce lo ricorda la storia di san Vincenzo di Saragozza, uno dei santi più cari alla devozione della Chiesa spagnola: era un diacono a Saragozza, cresciuto, come si usava all’epoca, al fianco del vescovo Valerio. Proprio grazie alla sua abilità nell’arte oratoria, Vincenzo fu scelto come primo collaboratore del presule, posizione che occupava quando scoppiò la violenta persecuzione anticristiana voluta dall’imperatore Diocleziano all’inizio del IV secolo. Così nel 304 diacono e vescovo vennero denunciati, arrestati e portati a processo. Davanti al giudice Vincenzo dimostrò di essere l’oratore più abile e quindi “pericoloso” difensore della fede cristiana e per questo venne subito preso di mira e condannato a subire atroci torture, che lo portarono alla morte.
Altri santi. San Gaudenzio, vescovo (327-418); san Vincenzo Pallotti, sacerdote (1795-1850).
Letture. Romano. Eb 7,1-3.15-17; Sal 109; Mc 3,1-6.
Ambrosiano. Sir 44,1;46,11-12; Sal 105 (106); Mc 3,31-35.
Bizantino. 2Tm 1,3-8; Mt 10,32-33.37-38;19,27-30.
t.me/santoavvenire
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