venerdì 8 aprile 2011
Sembra che il piccione sia il più crudele degli animali. Quando si batte con un altro piccione, si accanisce su di lui fino a che non muore. E dire che gli uomini di buona volontà hanno scelto la colomba come simbolo della pace!

Homo homini lupus: diceva l'antica sapienza latina, a partire dal commediografo Plauto. Il filosofo Michel Serres ha, invece, rimandato al ratto che parrebbe ancor più crudele col suo simile. Leggo ora nei Cinquanta paradossi dello scrittore marocchino (che vive a Parigi) Tahar Ben Jelloun quest'altra variante piuttosto sorprendente. La riprendo perché riesce a illustrare un tema un po' particolare, quello degli equivoci o dell'ipocrisia o dell'inganno. Non sono sinonimi, ma lego insieme questi termini perché mostrano le varie sfaccettature di un'esperienza a cui la società contemporanea ci conduce.
Persone che forse ai nostri occhi erano un mito, all'improvviso lasciano aperta una fenditura nella loro corazza dorata, ed ecco lo sconcerto. Dietro l'armatura si cela la grettezza, il vuoto e persino il vizio. Ciò che vorrei sottolineare è soprattutto la delusione che esse riescono a spargere quando rivelano la loro intima essenza. Se si tratta di uno statista, ecco che molti si rassegnano a considerare tutto l'impegno politico come una pratica di corruzione. Se è un ecclesiastico indegno, è la fede stessa a essere messa in mora o in sospetto. La colomba violenta è, quindi, peggio del falco, perché spinge a rendere universale la negatività, a introdurre il sospetto sistematico, conducendo allo scoraggiamento o all'imitazione, all'adattamento, alla capitolazione morale.
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