martedì 1 febbraio 2022
Milano, fine gennaio. Mattine ancora buie e freddissime. Il balcone è spoglio, bruciati dal gelo i rampicanti in cortile. Eppure, già alle sei e mezza i gatti di casa fremono davanti alla finestra del balcone della camera, raspano ostinati con le zampe l'infisso. Vogliono uscire.
Cedi, pur di tornare a dormire. Come apri la porta una lama d'aria gelida taglia il tepore della stanza. «Ma che cosa cercate?» domandi. «A Natale dormivate, al mattino. Sembravate in letargo».
Eppure, da quando le giornate hanno iniziato, piano, ad allungarsi, i tre si sono risvegliati. Si affacciano sul balcone, alzano gli occhi a cercare qualcosa, mentre il primo chiarore grigio a stento illumina Milano. «Tornate dentro», ordino, i piedi nudi che mi gelano sul pavimento di piastrelle. Niente. Sono completamente assorti, le pupille strette a fessura. Predatori, in caccia. Di cosa?
Improvvisamente, da un tetto, un cinguettio. Una cosa da niente. Un merlo forse, dev'essere. Però, rifletto, a Natale nessun merlo cantava in cortile. È la prima volta che lo sento, in questa mattina livida in cui niente annuncia la fine dell'inverno. E lo sapevano, i gatti, che il merlo era tornato: un battere d'ali appena, e i tre immediatamente pronti, schierati sul balcone, il giardinetto di sotto ancora bianco di brina.
Lo sanno prima, i gatti, i gatti se ne accorgono prima. E io, che li spio, adesso vedo e capisco prima, grazie a loro: si sta rialzando il sole, è tornato il merlo. Accarezzo, grata, le mie gentili sentinelle.
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