Il peso della sofferenza e le parole che umiliano
martedì 20 febbraio 2018

Strada larga, tre corsie per lato, conduce da Milano a un importante centro ospedaliero, molto apprezzato, considerato di eccellenza, per le ma-lattie oncologiche. Tante auto, traffico lavorativo, certo, ma in gran parte traffico diretto a quel grande ospedale. Su quella strada, oltre a bar, ipermercati, piadinerie per automobilisti di passaggio con meta non casuale, ora noto anche una ditta di Pompe funebri. Siamo nei pressi di un grande ospedale, ripeto, frequentatissimo, e giustamente, da malati di cancro provenienti a tutta Italia. Canonica la presenza di tali imprese accanto a strutture ospedaliere, camere mortuarie, vie del dolore.

Ma resto sconvolto dall’insegna, ben evidente e a effetto come quella di un ipermercato alimentare e uno di scarpe, concepite come neon per attrarre l’occhio dell’automobilista. L’insegna brilla: 'Outlet del funerale'. La persona accanto a me, mia moglie, ha un sobbalzo, non trattiene l’indignazione. Io, che sto guidando, grazie al limite dei 45 all’ora, e al traffico tranquillo, posso evitare di reprimere improvvise lacrime. Viene da piangere, e arrabbiarsi.

La parola Outlet è legata all’abbigliamento, poi a qualche altro genere superfluo, non alla morte. Io sono sulla strada, con tutti gli altri che guidano o sono guidati sulla stessa strada. Non ci attende oggi un pericolo di morte, ma può essere accaduto, su quella e altre strade del mondo. Penso: mio Dio, se toccasse a me, ora, pensare anche alla cerimonia funebre, al rito di addio… Inevitabile il pensiero, su quella strada, anche se molti stanno viaggiando, fortunatamente, per un femore rotto o una calcolosi.

Io non avrei quel problema, pagare un funerale, ora: chi sa mai, nella vita? Il problema di un uomo o una donna poveri, pensionati, giovani con lavoro precario, quarantenni con lavoro incerto, che devono spendere il meno possibile per il funerale del padre, della moglie, della madre, del figlio. Che non hanno abbastanza denaro. E leggono 'Outlet del funerale'. Umiliare i poveri, mentre gli muore un caro. La parola aiuta, o ferisce. Giusto, nel caso di questa azienda senz’anima, comunicare il concetto: qui si può avere un funerale spendendo poco. Perché tanti di noi hanno problemi. Le parole esistono, le sigle sono la specialità del giorno. Ma non così, mio Dio, non così.


Successivamente alla pubblicazione dell'articolo, "Outlet del funerale" ha inviato la seguente precisazione cui ha risposto l'autore Mussapi

Gentile direttore,

lei ha concesso spazio a un commento di Roberto Mussapi nel quale viene citata l’impresa di pompe funebri “OdF – Outlet del Funerale”. Al famoso poeta e scrittore è bastato adocchiare un nostro manifesto (regolarmente pagato) per crearsi un’opinione tutta sua della nostra realtà. Nel suo testo, infatti, il nome di “Outlet del Funerale” viene accostato alla parola «poveri» e a «un funerale spendendo poco». Premettendo, che siamo orgogliosi di offrire un servizio funebre di altissima qualità anche alla fascia meno abbiente della popolazione, vorremmo sottolineare che la nostra visione è decisamente più strutturata. Basta un clic sul nostro sito web per scoprire che il nostro principio si basa su «funerali non economici». “OdF – Outlet del Funerale”, operante nel Nord Italia, da anni porta avanti una strenua battaglia su trasparenza e onestà. Il nostro marchio, di fatto, si è distinto non per offrire funerali a basso prezzo o di scarsa qualità a indigenti, ma semplicemente per fornire un funerale a tutti (e la nostra clientela è prevalentemente di fascia medio alta) a un prezzo giusto. I funerali vengono spesso fatti pagare tanto perché il settore delle onoranze funebri sconta inefficienze di settore (monopoli e situazioni di vantaggio competitivo sul territorio) e organizzative (inefficienze e sprechi). Spiace che su questo l’articolista non abbia soffermato l’attenzione, ma si sia limitato alla valutazione di un termine.

OdF – Outlet del Funerale

Risponde Roberto Mussapi

Gentili signori,

sacrosanto permettere (economicamente) il funerale a tutti. Onesto non caricare ingiustamente i costi. Ma faccio notare che la mia critica è sulle parole: outlet, associato da noi tutti ad abbigliamento e affini, suona indelicato, duro per chi si trova nella dolorosa situazione di provvedere a un funerale, e magari dispone di pochi soldi. Proporre di rivolgersi a un outlet , suona, al mio orecchio e alla mia conoscenza della lingua, e della psicologia in relazione alla parola, dolorosamente errato. Solo questo è stato l’oggetto del mio breve editoriale, non mi sono permesso e non mi permetterei mai di giudicare modalità di lavoro e serietà di un’azienda che non conosco e della cui attività non ho alcuna competenza. E non penso che una scelta linguistica e promozionale errata indichi scarsa serietà e professionalità nel lavoro. Ma posso solo ribadire che quel modo di presentare un’impresa funebre mi suona indelicato.

Roberto Mussapi



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