giovedì 17 marzo 2022
Per la prima volta dal 1850 «La Civiltà Cattolica», storica rivista dei gesuiti, mette sullo sfondo la sua testata per lasciare spazio all’appello lanciato da Francesco: «Fermatevi!»
La copertina speciale del fascicolo in uscita della «Civiltà Cattolica»

La copertina speciale del fascicolo in uscita della «Civiltà Cattolica»

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Per la prima volta dal 1850 La Civiltà Cattolica mette sullo sfondo la sua testata. Abbiamo deciso di far spazio all’appello di papa Francesco: Fermatevi! Egli, infatti, dopo l’Angelus di domenica 6 marzo, ha esclamato davanti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: «La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà! ». All’Angelus del 13 marzo il Pontefice ha aggiunto: «Non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri». E alla fine ha lanciato l’appello: «In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!».

La Civiltà Cattolica ha rilanciato l’appello su tutti i media sociali della rivista con l’hashtag #Fermatevi, soprattutto su Twitter, Facebook e Instagram. Ringraziamo chi lo ha diffuso, unendosi a noi rafforzando così il messaggio: il Sacro Convento di Assisi, Il Centro Astalli, Avvenire, RaiNews, l’associazione di giornalisti Articolo 21, e tante altre realtà. Oggi, a nove anni dalla sua elezione, comprendiamo pienamente quanto giusta sia la definizione di 'Terza guerra mondiale a pezzi' che il Pontefice ha coniato: una guerra progressiva, che coinvolge altri scenari insanguinati quali lo Yemen, la Siria, l’Etiopia, e che sembra inarrestabile.

L'appello di Francesco è alle coscienze davanti a un conflitto che non risparmia nessuno, neanche i bambini. E bisogna fermarsi perché l’escalation potrebbe condurre l’umanità in un vicolo cieco dal quale sarà difficile uscire. Più crudele sarà la guerra, più il fiume di lacrime e sangue sarà in piena, più sarà tortuoso il percorso di una possibile riconciliazione. E sullo sfondo, per la prima volta dopo la crisi cubana del 1962, appare lo spettro della minaccia atomica. Da qui la nostra scelta di gridare dalla nostra copertina e sui social: Fermatevi! Ci ha colpito pure che Francesco abbia fatto esplicito riferimento alla Costituzione italiana per dire che chi ama la pace 'ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali' (art. 11). Come cittadini e come credenti, noi ci uniamo al suo appello, e lo rilanciamo nella speranza di contribuire a far tacere le armi. Fermatevi!

Papa Francesco ha incontrato tre volte il presidente russo Putin (2013, 2015 e 2019), una volta il presidente ucraino Poroshenko (2015) e una volta il suo successore, il presidente Zelenskyy (2020). Nel 2015 Francesco aveva parlato con Putin circa la situazione riguardante l’Ucraina, affermando «che occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace». Con lui aveva «convenuto sulla importanza di ricostituire un clima di dialogo e che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk». E nel 2020 i colloqui con Zelensky erano stati dedicati – recita un comunicato di allora – «alla ricerca della pace nel contesto del conflitto che, dal 2014, sta ancora affliggendo l’Ucraina». Al riguardo, si era condiviso l’auspicio che «tutte le Parti implicate dimostrino la massima sensibilità nei riguardi delle necessità della popolazione, prima vittima delle violenze, nonché impegno e coerenza nel dialogo». Il Pontefice oggi indica la strada: «Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri». Ripetere l’appello Fermatevi! – anche da una copertina – ci sembra, dunque, aiuti a collocarci bene nella richiesta di pace.

La diplomazia vaticana guarda al momento presente, ma anche al prossimo futuro. In questo senso è chiara nella condanna, ma intende tessere e cucire, non tagliare. Non attacca capi religiosi o politici, così da poter restare di ausilio. Fa invece appello alla soluzione dei conflitti e condanna azioni e scelte politiche o strategiche maligne. In generale, lavora sempre per la riconciliazione e per una stabilità che resti nel tempo: accompagna i processi in modo che resti uno spazio per la riconciliazione, che attualmente appare sempre più lontana, purtroppo, almeno per la generazione presente. Per questo il Papa parla chiaro, dicendo che questa non è un’«operazione militare» – come Putin vorrebbe che si dicesse – ma una vera e propria «guerra», un’«inaccettabile aggressione armata», frutto di miopia strategica. Ma, d’altra, parte chiede di puntare 'veramente e decisamente sul negoziato' tra le parti, mettendosi a disposizione, se dovesse servire. L’alternativa al negoziare sembra una violenza senza fine. Per questi ripetiamo l’appello di Francesco: Fermatevi!

E il Pontefice si sofferma sul fatto che a pagare è la povera gente, come sempre. Dopo l’Angelus del 27 febbraio aveva detto: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere». Dunque, «si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini...». Ed è questo che tante giornaliste e tanti giornalisti ci fanno vedere e che – ha detto lo stesso Francesco – «per garantire l’informazione mettono a rischio la propria vita', permettendoci 'di essere vicini al dramma di quella popolazione». Davanti a queste immagini possiamo gridare dalla nostra copertina e sui social Fermatevi!

Certo, di fronte all’orrore dell’invasione è naturale immergersi nelle strategie militari e politiche. Attribuiamo colpe e lodi, soppesiamo cause e giustificazioni, e dividiamo il mondo in amici e nemici. Noi oggi però siamo chiamati a meditare anche sul fatto che ciò che distrugge sia gli amici sia i nemici è la guerra. Dobbiamo concentrarci sul dolore, e occuparci con compassione di tutte le persone le cui vite sono e saranno devastate. Dobbiamo abbracciare il dolore degli ucraini che hanno perso la vita e le loro case, le persone rese profughe che affrontano la separazione dalla loro nazione, dalla loro lingua, da tutto ciò che fa di una nazione una casa. E dobbiamo avvertire il dolore delle famiglie russe, vittime di una guerra che pure le ha divise al loro interno tra fratelli, o tra mariti e mogli, separando amici, esponendole a una grave crisi e al risentimento. Avvertiamo il dolore di chi è inviato allo sbaraglio, e di chi è arrestato per dire no all’aggressione bellica, che in sé è un crimine contro l’umanità. Il dolore di questa guerra di invasione comprende anche gli effetti della rabbia sul cuore umano: l’incapacità di riconoscere l’umanità delle persone riunite sotto una bandiera diversa. Per questo è il tempo di gridare con Papa Francesco, così come possiamo, Fermatevi!

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