I silenzi mediatici sull'affare armi e sulle dolenti parole del Papa
sabato 26 marzo 2022

Gentile direttore,
ieri radio e tv avevano spento i microfoni, oggi tranne “Avvenire” i principali quotidiani italiani (“Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “la Stampa”, “Il Messaggero”, “Sole 24 Ore”, “Il Giornale”) non hanno traccia del Papa in prima pagina. Eppure non si può dire che siano soliti ignorarlo. Semplicemente l’apparato militar-industriale, che ha voluto e vuole questa guerra, ha imposto il silenzio... Giorgio Rinaldi Genova Caro direttore, mi scusi se la disturbo, ma il boicottaggio che sta facendo una parte della Rai contro il Papa che dice di vergognarsi per la pazzia dei Paesi che intendono aumentare le spese militari è vergognoso. Se lei può fare qualcosa per dare voce alla nostra indignazione gliene sono grato.

Andrea Casari Ferrara


Sono in tanti ad aver propiziato questa terribile guerra ed è uno ad averla scatenata: Vladimir Putin. Detto questo, concordo con i signori Casari e Rinaldi, su due fatti non del tutto sorprendenti, ma capaci di sconcertare: l’entusiastico (e, come sempre, efficacemente sostenuto) interesse degli apparati militar-industriali a che un’altra carrettata di miliardi venga rovesciata nelle loro capaci casse e la straordinariamente vasta (ma non totale, per fortuna) censura mediatica delle parole del Papa contro la follia dell’ulteriore finanziamento del riarmo dei Paesi più ricchi e avanzati del pianeta, il nostro compreso. Anche nel servizio pubblico Rai, nel telegiornale più seguito, giovedì ci sono stati silenzi imbarazzanti e di granito. Ieri lo stesso Tg1 ha “recuperato” dando grande spazio alla preghiera di pace del Papa nell’atto di consacrazione di Ucraina e Russia alle Madre di Dio. Sarebbe importante dar anche conto delle reali proporzioni del mercato di morte che la pace insidia. Certamente impressionante è stata pure la scelta di parecchi giornali di ridurre a un francobollo o a poche righe anonime le dolenti e forti parole contro le armi del Pontefice. Altri media hanno contestato la sua voce, ma non l’hanno nascosta. Qualcuno, come noi, l’ha ascoltata e amplificata. La guerra, da millenni, è tragedia immensa e grande affare politico ed economico, ma è sempre più chiaramente anche una cartina al tornasole per capire la reale qualità e le gerarchie di voleri e di valori.

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