venerdì 22 maggio 2020
L'ex presidente del Pd chiede una commissione d'inchiesta sulle stragi del Mediterraneo
Matteo Orfini, ex presidente del Pd

Matteo Orfini, ex presidente del Pd - Ansa

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Risposte chiare dalla ministra dei Trasporti De Micheli. Una commissione d’inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo. E una profonda ridiscussione del “decreto missioni” riguardo la collaborazione con la Libia: diversamente, non avrà il voto di un ampio e trasversale fronte di parlamentari della maggioranza. Matteo Orfini – ex presidente del Pd, due volte a bordo della Sea Watch – ha idee chiare sul caso sollevato da Avvenire, che ha documentato come Malta abbia dirottato un gommone di profughi verso l’Italia.

Una pagina oscura delle politiche migratorie.

Sì. E pone interrogativi alla politica, al governo, alla comunità internazionale. Il governo chiarisca immediatamente: l’Italia sapeva? Ad Avvenire giorni fa la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha dichiarato che l’Italia ha sotto controllo tutto ciò che avviene nel Mediterraneo. O quella affermazione è... eccessiva, oppure sapeva come Malta agiva. L’ha detto solo per tranquillizzare chi, come noi, era allarmato per i barconi alla deriva? Il governo si muova a livello diplomatico con Malta. Quanto avvenuto è l’ennesimo atto illegale nel Mediterraneo: la barca era in acque territoriali maltesi e andava soccorsa.

Fornire un motore di ricambio assomiglia molto al favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina.

Un comportamento degno di scafisti, non di uno stato. È l’ennesimo caso oscuro. Come la Asso 28 che riportò migranti in Libia. O i rapporti opachi tra apparati libici e italiani. È ora di istituire una commissione di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo. Al di là delle inchieste giudiziarie si appurino le responsabilità politiche. Lo chiediamo da più di un anno. Spetta al Parlamento, non al governo. I presidenti Fico e Casellati e i gruppi non tergiversino più.

È ora di realizzare la discontinuità dalle politiche migratorie dei governi Conte 1 e Gentiloni?

Elementi, parziali, ci sono stati: vedi la regolarizzazione di parte degli irregolari. Ma non basta. C’è stato anche il primo morto, il tunisino finito in mare dalla nave in quarantena. La chiusura dei porti motivata dalla pandemia è una pagina triste. Ma tra poco arriverà in Parlamento il decreto missioni internazionali...

E cosa c’entra con le migrazioni?

È lo strumento usato per finanziare gli apparati libici, che hanno dimostrato di essere tutto fuorché istituzioni affidabili. Un conto è l’aspetto umanitario, altro è mantenere l’impianto dello sciagurato Memorandum Italia– Libia, voluto dal governo Gentiloni. Armiamo una banda di trafficanti che si fa chiamare “guardia costiera libica”, e non siamo più disponibili a votare norme che producono sistematiche violazioni dei diritti.

Un avvertimento molto chiaro.

Preferisco parlare di posizione politica. Sul rispetto dei diritti umani non c’è diciplina di partito o di maggioranza. All’ultima assemblea del Pd abbiamo votato all’unanimità un documento che diceva “basta accordi con la Libia”. O il memorandum cambia, o non avrà i nostri voti. Non solo di parte del Pd. C’è l’indisponibilità credo di tutta Leu, ma anche in Italia Viva e M5s.

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