giovedì 22 febbraio 2007
Un beneficio perde la sua grazia se gli si fa troppa pubblicità; chi vuole che sia ricordato, deve dimenticarlo per primo.Devo oggi il soggetto della nostra riflessione a un lettore di Palermo che mi manda una citazione nell"originale francese desunta da un dramma minore, Théodore, del grande scrittore Pierre Corneille (1606-1684). Lo spunto è interessante perché colpisce un po" tutti: quando si fa non dico del bene ma anche solo un piccolo favore, la tentazione di battere la grancassa della pubblicità è sempre in agguato. Il monito di Gesù è attuale e purtroppo smentito nelle stesse chiese le cui pareti spesso grondano di epigrafi gratulatorie. «Quando fai l"elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l"elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Matteo 6, 2-4). La gratuità generosa non fa pesare il dono, non esige riconoscenza infinita, non ricatta il beneficato umiliandolo. Detto questo con forza, vorremmo, però, allegare una piccola deroga. Che il bene effuso sia conosciuto può essere talora non solo legittimo ma anche proficuo. Certo, sarebbe importante farlo in forma anonima, ma segnalare che nel mondo non c"è solo chi cerca di truffare e raggirare il prossimo, di depredarlo e frodarlo, ma che la generosità e il sostegno dei poveri sono un impegno serio di tanti, fa sì che l"esempio venga imitato e che si abbia più fiducia nella bontà umana. In giro  non ci sono solo i truffatori dei semplici ma anche molte persone altruiste, caritatevoli e magnanime.
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