Il lato oscuro di cronaca e religione. E un antidoto semplice ed efficace
sabato 5 gennaio 2019

Caro direttore,
ho letto il testo originale dell’Udienza del 2 gennaio 2019, mi permetto di dire che tanti credenti, sui social, rilanciano i titoli dei giornali – certo non di "Avvenire" – che non sono stati precisi nel citare papa Francesco. Il testo dell’Udienza dice: «…e quante volte noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo. Ma se tu vai in chiesa, vivi come figlio, come fratello è una vera testimonianza, non una contro testimonianza...». Come leggiamo, il Papa non dice affatto: «...meglio vivere come un ateo...» Ma: «... Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo...». Mi pare un contenuto diverso, veramente diverso da quello che dicono altri giornali. Il Papa dice che se noi odiamo gli altri o sparliamo degli altri, viviamo come se fossimo atei, non dice che è meglio essere atei, mi pare che dica che l’andare in Chiesa è da ipocriti se ci comportiamo così. Almeno noi cristiani andiamo sempre alle fonti e non lasciamoci confondere da chi vuole usare il Papa, per affermare che è meglio essere atei! Questo il Papa non l’ha detto, e neppure noi dobbiamo dirlo citando fonti non attendibili. Lei sa che ho tanta stima del servizio che svolge "Avvenire": ci aiuti sempre a cercare la verità e a non strumentalizzare nessuno. Un caro saluto e buon anno.

monsignor Michele Di Tolve
rettore Seminario Arcivescovile di Milano

Signor direttore,
dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, recita un antico detto. Papa Francesco va con Eugenio Scalfari (l’anticristo), Emma Bonino (sei milioni di aborti), Martin Lutero (20 milioni di cattolici uccisi), Maometto (380 milioni di infedeli uccisi), e oggi con l’Uaar, i cosiddetti atei razionalisti (falsi atei visto che adorano la dea ragione), che infatti sono stati i primi a complimentarsi con lui per aver affermato: «Meglio atei che cristiani ipocriti», e che sul loro blog spargono falsità su presunte stragi compiute dal cattolicesimo (ma l’hanno mai letto il Vangelo costoro?) citando come fonti testi recenti scritti da noti odiatori anticristiani spacciandoli per fonti storiche. Francesco lo rispettiamo dato che è nostro dovere, ma sia pure a malincuore non possiamo certo averne la stima che avrebbe invece mostrando la differenza da costoro.

Pasquale Graziano
La Spezia


Viviamo, caro don Michele, nel tempo del "sentito dire" che diventa più che mai "nero su bianco", anche quando ciò che viene sparso attraverso verso nuovi e vecchi canali di comunicazione non somiglia affatto all'originale. E molti di noi più "sentono dire" ciò che suona scandaloso, più sono contenti e, in un modo o nell’altro, reattivi. Poco importa che sia vero o no. Poco importa se queste seminagioni di falsità generano sempre ferite e possono portare persino a drammi morali e spirituali, ma anche propriamente detti. La storia è piena, purtroppo, del sangue versato nel nome di fedi proclamate e gridate, ma non vissute. Chi non vuol saperne di queste lezioni dolorose, se si ritrova a poter costruire nuove pesanti collane di "sentito dire" distorcenti, lo fa di slancio. E così hanno preso a fare coloro che più si sentono scomodati dal pressante richiamo del nostro Papa a vivere il Vangelo con coerenza e fuori dalla vuota ritualità e ad affrontare con chiarezza e disponibilità fraterna il confronto con ogni "altro", che creda in modo diverso da noi, che non creda affatto o che sia alla ricerca di Dio… Mi ha fatto sobbalzare il modo con cui il signor Graziano, che pure dichiara formale rispetto per il Papa, riassume in poche righe quasi tutte le mistificazioni più ingenerose e semplicistiche contro i gesti e le parole di Francesco. Sino appunto ad attribuirgli a sua volta, senza neppure degnarsi di verificare la fondatezza della cosa (bastava andare alla fonte, cioè appunto leggere il testo dell’Udienza del 2 gennaio 2019), quella frase mai detta «Meglio atei che cristiani ipocriti» che colleghi cronisti gli avevano messo in bocca per malizia, per sensazionalismo o anche solo per superficialità e fretta. Questo lettore – non saprei dire se di giornali o di siti internet – scrive a me, ma evidentemente non ha letto "Avvenire", altrimenti sarebbe stato correttamente informato e non avrebbe inciampato così maldestramente, dimostrando proprio lui a che cosa portano i modi di essere e di fare che il Papa ci chiede di cambiare.
Purtroppo è vero, caro don Michele, dentro e fuori la Chiesa c’è chi s’ingegna ad aumentare la confusione e sfrutta ogni mezzo della modernità per perseguire il proprio obiettivo. Non stupisce più di tanto che lo facciano i signori dell’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti), ahiloro sempre pronti a scagliare invettive e anatemi (laicissimi, ci mancherebbe!) contro coloro che hanno una fede e, come noi, credono al dialogo e alla tenace costruzione da parte di donne e uomini di buona volontà di quella che san Paolo VI e oggi Francesco chiamano la «civiltà dell’amore». Addolora, invece, davvero tanto che ci siano cristiani che usano la propria fede come una bilancia per pesare tutto e tutti, e per di più con la zavorra permanente del proprio superbo pregiudizio. Il Papa ha ragione: vivere sparlando e odiando ogni altro, persino i propri fratelli di fede, è vivere da senza Dio, anche se si ostentano cristianesimo e cattolicità. Ma l’antidoto a tutto questo male, all’abbandono al lato oscuro della stessa religione, c’è ed è efficace. È lo stesso che cura la cattiva informazione: un po’ di sana umiltà e di onesto ascolto della realtà nella quale si può sempre trovare traccia della voce e dell’amore del Padre. Passa di qui la strada per la verità.


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